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The Living Fire

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VOTO: 8

Tempus fugit: il valore della Tradizione

Un diverso scorrere del tempo. Un diverso scorrere delle stagioni, qui accompagnate dai ritmi desueti della transumanza. Animato da una poetica umbratile, velatamente malinconica ma al contempo vivida come le fiamme accese nei bivacchi notturni dei pastori, The Living Fire (Fuoco vivo, 2015) di Ostap Kostyuk ha ricordato a taluni la potenza delle immagini che certi capolavori di Sergej Paradžanov, in primis Le ombre degli avi dimenticati (1964), sapevano esprimere. Mentre il nostro pensiero è corso immediatamente a un Maestro come Franco Piavoli, al suo peculiare modo di ritrarre ambienti naturali e presenza dell’uomo. Qualunque riferimento si voglia fare, non stupisce che il film di questo talentuoso regista ucraino sia stato già premiato in diversi festival internazionali di documentari, soprattutto in Canada, risultando poi una delle opere più valide da noi visionate durante le Giornate del Cinema Ucraino svoltesi a Roma, presso il cinema Farnese.

L’intenso lavoro cinematografico di Ostap Kostyuk pone al centro della scena, in modo ora delicato e ora ruvido, una Tradizione che sta per perdersi, inesorabilmente. In pochi nel versante ucraino dei Carpazi continuano a praticare la pastorizia nella sua forma più antica. Molti pascoli sono stati abbandonati. Effettuando riprese nella zona per ben quattro anni, scremando sapientemente le tantissime ore di girato in fase di montaggio, il regista è riuscito nell’impresa di testimoniare uno stile di vita che sta scomparendo attraverso brevi e folgoranti ritratti umani, che hanno inoltre il merito di fotografare con acume il rapporto tra diverse generazioni.
Si va così dai bambini, ormai rari, che approcciano con entusiasmo quell’antico mestiere accompagnando le greggi in montagna, fino alla toccante figura dell’anziano che parla in continuazione della moglie defunta e che mostra, con un sorriso disincantato, la bara di legno che lui stesso si è preparato per sentirsi più “comodo”, quando arriverà la sua ora. La poesia delle immagini si sposa quindi con riflessioni non peregrine su una realtà residuale, respinta ai margini dalla piatta modernità che divora ogni cosa. Ma quel “piccolo mondo antico” in rapida e progressiva dissoluzione conserva ancora un calore che The Living Fire ci ha saputo degnamente restituire.

Stefano Coccia

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