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The Circle

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VOTO: 6.5

Il tempo effimero dell’utopia

Ci sono storie di vite che, a sentirle raccontare, sembrano già film realizzati, tanti sono gli eventi che si affastellano nel corso di esse. Probabilmente Stefan Haupt – regista elvetico di questo The Circle (Der Kreis nell’originale) – ha pensato innanzitutto che fosse importante divulgare tale vicenda, senza troppo interrogarsi sul come. Per tale motivo The Circle, opera che avrebbe avuto tutte le caratteristiche del film-manifesto su una determinata condizione umana, è divenuto un docu-drama in cui il passato – il film è ambientato dal 1958 in poi – è ricostruito in chiave fiction, mentre le interviste ai veri protagonisti, ormai ultraottantenni, intervallano il racconto di ricostruzione. Il risultato di quello che in altre mani, più dotate cinematograficamente, sarebbe potuto divenire sia uno struggente melodramma trattato in chiave omosessuale che un accurato documentario di ricostruzione di un’intera e irripetibile epoca, è semplicemente un’opera didattica, da mostrare nelle scuole per provare a comprendere fino in fondo la natura del sentimento umano. Ovviamente se non ci trovassimo a vivere in un paese colmo di tabù precostituiti nei confronti della diversità di orientamento sessuale quale è l’Italia.
The Circle, in fondo, testimonia la ricerca di un’utopia, spesso sfiorata e mai raggiunta appieno anche per gli evidenti limiti della natura umana. Alla fine degli anni cinquanta la Svizzera diventò, sia pure con tutte le cautele del caso, una sorta di libera enclave europea per coloro che altrove – Germania, ad esempio – erano considerati criminali da perseguire severamente attraverso la messa in pratica del famigerato paragrafo 175, legge che puniva con il carcere qualsiasi pratica omosessuale. Zurigo, al contrario, divenne appunto un’isola felice, luogo di ritrovo per chi era stanco di vivere la propria natura nella più totale clandestinità. Si partì con un circolo ristretto di pochi coraggiosi a sfidare una morale comunque restrittiva all’epoca; per poi allargarsi a macchia d’olio, anche a livello internazionale. Fino a quando il business non prevalse su tutto il resto, portando con sé un’ondata di criminalità che le autorità non esitarono a reprimere con ogni mezzo, adducendo pure motivi di “alta moralità”. Fine del gioco e dell’utopia di un’autentica parità sessuale. Questo sullo sfondo, perché The Circle si concentra in realtà sulla storia d’amore tra il timido insegnante Ernst Ostertag e il giovane parrucchiere Röbi Rapp, ovviamente travagliata in misura ancora maggiore rispetto ad una qualsiasi love-story eterosessuale. Peccato però che i limiti dell’operazione, almeno da un punto di vista squisitamente cinematografico, emergano proprio in questo frangente, tradendo una piattezza di messa in scena simil-televisiva che raramente riesce ad infiammare di passione la storia d’amore tra i due e, di conseguenza, attrarre empatia nei confronti di due persone i cui destini paiono troppo simili a quelli di banali personaggi di finzione. Al contrario, nemmeno troppo paradossalmente, il pathos si ravviva ogni qualvolta i veri protagonisti anziani compaiono sullo schermo insieme, ad arricchire di toccanti particolari intimi una messa in scena sin troppo pudica verso un materiale narrativo che forse avrebbe richiesto, oltre ad un significativo sforzo di costruzione drammaturgica, pure una maggiore sincerità d’intenti. Impossibile peraltro non provare un lampo di commozione mentre scorrono le vere immagini del matrimonio tra i due, ufficializzato, primo tra tutti, in tarda età non appena le leggi lo hanno permesso. Con tanto di rivelazione ai, più o meno ignari, parenti ancora in vita.
Il cinema, insomma, almeno nello specifico caso di The Circle, viene meno alla sua entusiastica definizione di “larger than life“, con la variegata ricchezza della vita stessa a prendersi la sua brava rivincita. Ciò non toglie, comunque, che il film, dopo la messe di riconoscimenti ottenuti in giro per il mondo, vada visto (in Italia farà una comparsa in sala e in vari festival nonché in VOD sul portale www.theopenreel.it) anche per un appagamento di conoscenza storico-sociale: con lo scorrere dei decenni si capirebbe forse meglio quali e quanti passi avanti o indietro siano stati compiuti in materia di diritti sessuali. Ognuno poi si faccia la propria opinione, com’è giusto che sia. Ma il cielo italico resta assai denso di fosche nubi, sull’argomento…

Daniele De Angelis

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