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Te absolvo

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VOTO: 6,5

Piemonte di… vino

Provincia rivelatrice. Tra le primissime scene del film ve n’è una a suo modo emblematica, quella in cui il prete giovane e idealista appena arrivato in un paesino del Monferrato, la cui parrocchia è stata colpita da scandali, deve confrontarsi per la prima volta col vecchio parroco, su cui pesa la sospensione a divinis per via della figlia avuta da una giovane donna del posto. Il primo incontro non avviene in chiesa. Bensì nel baretto del paese. Laddove il prete più anziano, Andrea Caracci (un intenso Toni Garrani), cerca di rompere il ghiaccio con il nuovo venuto Paolo Biancorè offrendogli un bicchiere di Barbera, vediamo quest’ultimo rifiutare con toni un po’ freddi. Il vino e il divino. La materia e lo spirito, peraltro intimamente connessi. Da questi primi scambi di battute sembrerebbe già di cogliere il succo di un racconto cinematografico che si fa anche apologo morale, incontro/scontro tra differenti tensioni etiche, con la natura peculiare del territorio (quest’angolo di Piemonte dominato da colli ondulati e vitigni, per l’appunto) ad agire un po’ da quinte teatrali e un po’ da protagonista aggiunto.

In Te absolvo, codesta produzione cinematografia indipendente targata Movie Factory e con Carlo Benso alla regia, vi è quindi del buono. A partire da certe tematiche lambite con decisione da una narrazione cinematografica di sicuro intimista, sottile, sempre in chiaroscuro, che attraverso la vicenda del parroco Andrea Caracci va a scandagliare il rapporto tra fede e modernità, generando risvolti interessanti sia su un piano più personale, privato, che per le sue conseguenze sociali. Il confronto dialettico talvolta aspro col prete più giovane e intransigente è quindi ben gestito, tant’è che l’approfondimento caratteriale di entrambi (favorito dalla buona vena dei due attori) finisce per appassionare progressivamente lo spettatore. Altrettanto indovinata è la cornice ambientale, coi piccoli veleni, le rivalità e i vari sottoprodotti del “buonsenso popolare”, così come vengono distillati in provincia, ad arricchire di sottotrame il racconto.
L’aspetto propriamente religioso, stante la continua ricerca di introspezione psicologica, può far pensare tanto al Saverio Costanzo di In memoria di me che al cinema di Ermanno Olmi. La sensibilità di quest’ultimo sembrerebbe rievocata, per esempio, nell’attenzione per l’elemento paesaggistico.
Peccato, a questo punto, che sceneggiatura e regia non accompagnino fino in fondo la bontà della traccia. Alcuni personaggi secondari e il loro rapporto coi protagonisti rischiano di restare un po’ in superficie. Il rischio è qui di andare incontro a qualche rappresentazione bozzettistica di troppo. Ma forte è anche il rischio, specie verso la fine, di zigzagare tra svolte drammatiche alquanto improvvise o comunque tratteggiate con fretta eccessiva. Da uno script maggiormente oliato (e da un’attenzione registica parimenti elevata per quegli snodi del racconto, in cui si percepisce invece qualche toppa) il film avrebbe tratto senz’altro giovamento. Te absolvo resta però un lavoro interessante e coraggioso, la cui visione lascia abbondante materiale su cui riflettere.

Stefano Coccia

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