Rapimenti salvifici
Sarà forse esagerato vedere tutto ciò alla stregua di quella “fuitina” che in terra sicula sanciva l’unione altrimenti difficile – per la possibile opposizione delle famiglie d’appartenenza, in quel caso – tra due giovani innamorati, ma, per quanto corredato di irresistibili elementi grotteschi e con protagonisti più avanti negli anni, Portami via (Porwać się na życie, 2017) pone al centro della narrazione proprio un improbabile e bislacco rapimento, destinato tra mille contrattempi a trasformarsi in una reale fuga d’amore. Di questa lirica e senz’altro paradossale commedia è infatti protagonista un impacciato, comunque tenero vigilante (meraviglioso l’interprete polacco, la cui fisionomia ci ha ricordato immediatamente Bill Murray), che dopo aver preso coraggio si decide a rapire e portare lontano una collega di lavoro (nonché sua mai dimenticata cotta giovanile), così da sottrarla di slancio alla routine domestica impostale da un marito drogato di affermazioni professionali, ma al contempo rozzo, autoreferenziale e “distratto”.
Satira della coppia borghese, sguardo irriverente sulla sudditanza psicologica presente in certi rapporti di lavoro, amor fou e un po’ di amarcord adolescenziale confluiscono allegramente nella drammaturgia, senz’altro brillante, del lavoro firmato da Michał Szcześniak. Un lavoro alquanto originale, a partire proprio dalla forma; il che non dovrebbe stupire più di tanto, se si considera che Portami via in questa decima edizione di CiakPolslka ha rappresentato anche, venerdì 28 ottobre, la prima proiezione inerente al ciclo di “Teatroteka”: quest’ultima è una fortunata serie di spettacoli avviata anni fa in Polonia proponendo sempre un’interazione tra cinema e teatro quale fulcro di ciascuna produzione, tutto ciò grazie a un’intuizione degli studi cinematografici WFDIF di Varsavia, che ha subito chiamato a raccolta energie artistiche valide e stimolanti.
La contaminazione tra i vari linguaggi è proprio l’aspetto che di tali lavori maggiormente diverte e conquista. Nella costruzione di Portami via forse più che altrove. Se le coloratissime scenografie (assai godibili in chiave pop) e la bravura degli attori, capaci di rapportarsi all’euforia generale dell’indiavolata commedia senza tralasciare certe sfumature sognanti e romantiche, ci testimonia subito l’alto livello delle produzioni teatrali in Polonia, sta proprio all’accorta, sorniona sovrapposizione di stilemi ‘gialli’ e ‘rosa’ riferibili alla tradizione cinematografica l’ulteriore levitare della resa artistica. Con quell’uso del trasparente nelle scene in macchina, poi, che fa tenerezza almeno quanto i protagonisti.
Stefano Coccia