Stare tra due fuochi
“Terre Alte”, la sezione del Trento Film Festival che ospita quei documentari d’autore che parlano e hanno come protagonisti genti di montagna, tradizioni e paesaggi in trasformazione, ha accolto nel corso della 73esima edizione l’ultima pregevolissima opera di Nicolás Molina dal titolo Pirópolis, che torna alla kermesse trentina a distanza di tre anni dalla vittoria con Gaucho americano della Genziana d’oro come miglior film nel concorso internazionale della 70esima edizione.
L’acclamato regista argentino, noto per la sua profonda capacità narrativa e le sue avvincenti narrazioni visive, qui non è da meno portando sul grande schermo un altro potentissimo e significativo documentario che ci immerge nella città portuale di Valparaíso, situata nel nord-est del Cile. Lo fa utilizzando come punto di vista inedito e tutt’altro che scontato, quello della “Pompe France”, la compagnia di vigili del fuoco locale. Il capitano della stazione accoglie Baptista, un pompiere francese giunto per formarli sui grandi incendi causati dalle monocolture che ogni anno circondano e minacciano la zona e per inculcare la metodologia di lavoro ai colleghi cileni, che sono in gran parte dei volontari con pochissima esperienza sul campo. In città nel frattempo dilaga il malcontento popolare e scoppiano disordini civili nelle strade mentre gli incendi boschivi si intensificano rapidamente intorno alla città, con un impatto disastroso sulle comunità rurali e sui quartieri. È necessario quindi che le brigate agiscano in modo unitario e collettivo per combattere efficacemente le fiamme feroci. La compagnia è chiamata nel senso letterale del termine tra due fuochi, quello delle proteste da una parte e quello degli incendi estivi dall’altra.
Dall’insieme di queste sfide del quotidiano e circostanze pericolose prende forma e sostanza la narrazione di un documentario che con incredibile lucidità e prontezza di riflessi testimonia la lotta impari contro il fuoco in una società allo sbando. Con un linguaggio visivo impressionante e un approccio paziente, rigoroso e osservativo nel catturare queste circostanze instabili, il film mette in primo piano con forza il potere della comunità, così come la natura imprevedibile della nostra crisi climatica. Lo fa senza spettacolarizzare il dolore, la tragedia e la distruzione, anche quando la verità e gli accadimenti (vedi gli spaventosi incendi divampati nei boschi e durante gli scontri tra le strade) si manifestano davanti la macchina da presa con tutta la devastante carica che si portano dietro. In questo Molina sembra avere assimilato la lezione di un maestro come Frederick Wiseman. Il tutto tenendo sempre presente e non trascurando mai il fattore e il lato umano, componente che nella filmografia di Molina è sempre centrale.
Francesco Del Grosso