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Pepe Mujica – Una vita suprema

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VOTO: 6

¡Viva el Pepe!

Il documentario El Pepe – Una vida suprema, prima ancora di generare una valutazione sulle sue qualità o sui suoi difetti, avvia una riflessione su documentari simili realizzati da altri registi su Presidenti ritenuti dei baluardi dei diritti civili e portatori di sana democrazia in stati dove vigeva la dittatura (anche indirettamente) o instabili a livello di sovranità popolare. Oliver Stone, il grintoso regista politico, aveva realizzato ben tre documentari su due dei maggiori Presidenti salutati come salvezze dell’America meridionale: due su Fidel Castro (Comandante, 2003; Looking for Fidel, 2004) e uno su Chavez (South of the Border, 2009). Due figure imponenti che certamente hanno aiutato il ceto povero dei propri paesi, e hanno attuato un deciso braccio di ferro contro gli Stati Uniti, ma sono anche stati accecati dalla brama di potere, trasformandosi a loro modo in dittatori. A loro due va aggiunto Lula da Silva, l’ex Presidente del Brasile, che durante i suoi due mandati (a cui si sommano quelli di Dilma Rouseff) iniziò una proficua riforma culturale e sociale di cui beneficiarono le classi disagiate, oltre a portare il Brasile nel ristretto gruppo delle super potenze. Purtroppo, per fare questo tipo di politica, dovette anche stringere le mani a personaggi per nulla raccomandabili, e attualmente è in carcere per corruzione (tra l’altro le motivazioni accusatorie sono poco chiare, benché la prova ci sia). Non ci sono veri documentari su di lui, ma nel 1980 Leon Hirszman realizzò ABC da greve, “reportage” sulle lotte operaie del 1979, in cui si vede anche un giovane Lula, ancora sindacalista, aizzare il “popolo” contro gli oppressori (e stringere anche rapporti con la chiesa). Dopotutto, anche Pepe Mujica, è stata una di quelle splendenti figure politiche che hanno rappresentato bene la rinascita del socialismo nell’America meridionale, avendo a cuore le classi più indigenti e risollevando l’economia del proprio paese. Una speranza politica che, rispetto ai suoi vicini geografici, si è però mostrata onesta nelle azioni e umile nel porsi al popolo.

Era praticamente inevitabile che un regista non puntasse il suo obiettivo su un personaggio che fin da subito si era presentato come un “alieno” nel contorto mondo politico. Pepe Mujica è quasi uno di quei personaggi partoriti da Frank Capra, un novello Mr. Smith che entra nell’agone politico (dell’Uruguay e del mondo intero) e propone la sua politica, con garbo ma anche con caparbietà. La vita di Mujica è stata avventurosa e soprattutto dolorosa. Prima di intraprendere la carriera politica, abbracciata non per avere un lavoro sicuro ma per portare avanti i suoi ideali, è stato un guerrigliero ai tempi della dittatura cominciata nel 1973. Per farsi un’idea della sua vita, si può vedere il biopic La noche de 12 años (in Italia uscito come Una notte di 12 anni, 2018) di Alvaro Brechner, che benché scivoli nella facile lacrima (il finale), è una discreta sintesi di quello che subirono Mujica e i suoi compagni durante i lunghi anni di prigionia. Divenuto Presidente, le prime azioni svolte sono state quelle di non approfittare del suo ruolo, come rivalsa per quello che passò, ma di rimanere una persona comune vicina al suo popolo. Del suo lauto stipendio donava il 90% a organizzazioni no profit, e tra le leggi sociali approvate, ci fu quella sulla liberalizzazione della marijuana. Emir Kusturica va lì con circospezione, non a caso le prime scene sono eloquenti (Mujica si prepara tranquillamente un mate, e Kusturica lo guarda di sottecchi). Prime scene che delineano anche l’andamento di El Pepe, cioè analizzare, per vedere se c’è il bluff, l’uomo prima ancora che il politico. Nel documentario sono rari gli interventi ufficiali del Presidente (tutte immagini di repertorio) e ugualmente le rievocazioni del doloroso passato (molte volte commentate con sequenze estrapolate dal film L’Amerikano di Costa-Gavras, 1972). Kusturica segue Mujica nella sua vita quotidiana nella sua fattoria, lasciandolo parlare attraverso la sua saggezza popolare. Solo alla fine il burbero regista è seduto a lato di el Pepe e ride, perché rimasto convinto della schiettezza di quest’uomo.

Kusturica, tornato al formato documentario dopo oltre 10 anni da Maradona di Kusturica (2008), sa che Pepe Mujica – Una vita suprema potrebbe essere anche recepito come un altro personale tassello su personaggi mitici del Novecento/Duemila che hanno messo la loro passione e il loro impeto a favore di una rivoluzione. Quello che cambia è l’approccio. Se il precedente documentario era molto più istrionico (proprio come il personaggio Maradona), Mujica è un’opera più mite e umile. Probabilmente quello che non convince appieno è non aver creato un contraddittorio con altri esponenti, politici o sociali che siano, creando così quasi un’oleografia del Presidente (che non manca d’ironia).

Roberto Baldassarre

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