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Parlamenti di aprile 2019: diario di bordo #2

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Non benissimo, ma Bene. Più che Bene!

La seconda giornata di incontri dei Parlamenti di aprile del 2019, settima edizione della rassegna organizzata dalla compagnia teatrale ravennate Teatro delle Albe presso il Teatro Rasi di Ravenna, è dedicata ad un artista unico: Carmelo Bene.
Parlamentari, lo scrittore Marco Sciotto, autore di “Un Carmelo Bene di meno“; Luisa Viglietti, costumista, segretaria, ultima compagna di Bene ed autrice di un libro su di lui; Enrico Ghezzi, critico, autore e conduttore televisivo, che ha portato un contributo importante col suo montaggio di spezzoni televisivi relativi a Bene; lo scrittore Jean Paul Manganarò, presente nella voce di Ermanna Montanari che ha letto il suo inedito Oratorio.
Un incontro a tratti emozionante, nei ricordi della Viglietti, sua ultima compagna che, come lei stessa afferma, di Carmelo ha conosciuto la parte buona.
Nei suoi ricordi, Bene era allo stesso tempo uno specchio, davanti al quale facevi i conti con te stesso, ed una spugna, che assorbiva dalla vita. Con lui stavi sempre in scena: non solo sul palco, ma anche nella vita di tutti i giorni. Interpellata sul rapporto di Bene con la libertà, libertà con sé stesso, nella sfera privata, sul palco, la Viglietti lievemente sorride: la libertà è il paradosso di sempre. Come ti liberi di te stesso? È una sfida continua. Eppure Carmelo Bene è visto dai suoi sostenitori quasi come un’icona punk: un anarchico che non riconosceva uno statuto, un protocollo, un modo di relazionarsi con la società. Secondo Sciotto, la libertà era, per Bene, un tentativo di mettere in crisi il potere, che attuava usando la sua arte, in particolare il linguaggio. L’anarchia di Carmelo Bene come forma dirompente, come spinta verso la destrutturazione, quella da lui operata nel suo teatro, prima sui classici e infine sulle sue stesse opere.

Gli interventi di Enrico Ghezzi, resi se possibile ancora più carichi sotto il profilo emotivo dalla fragilità fisica in cui versa attualmente, sono riusciti come sempre a scavare in profondità nel personaggio, pescando rapsodicamente nei ricordi personali come in qualche altra suggestione di natura verbale, nelle penetranti definizioni riferite al modo così peculiare che Carmelo Bene aveva di porsi, in scena e non. Sollecitato anche dalla Viglietti, compare il ricordo di un Ghezzi commosso fino alle lacrime, quando Bene volle dedicargli in forma privata un approccio teatrale a Shakespeare che mai avrebbe proposto così in scena.
E poi le immagini. Il territorio in cui Ghezzi si muove con una agilità di pensiero unica. Non a caso, come è stato puntualizzato anche nel corso dei Parlamenti, il 17 aprile si celebreranno i 30 anni trascorsi dalla prima messa in onda di Blob. E a breve ci sarà anche l’anniversario di Fuori Orario. Più volte evocato nel discorso, Fuori Orario è la matrice principale dei vari contributi filmati che Ghezzi ha voluto regalare al qualificato pubblico di Ravenna. Durante i lavori abbiamo potuto osservare un sardonico Carmelo Bene a Taormina, festival il cui cerimoniale di premiazione andò incontro, grazie a lui e alla complicità di Ghezzi, a una irresistibile deflagrazione. Provocazioni ed ironia servite in tavola con una maestria inconfondibile. Come anche nel successivo spezzone, in cui Bene e Leo de Berardinis si trovano appaiati in una invettiva sferzante, per quanto motivata col solito acume, nei confronti dei critici teatrali.

Bene un eccentrico? Secondo la Viglietti, Carmelo non è un eccentrico, lui è sempre stato un centro. C’è centricità in lui, è un cerchio che si ripete per arrivare a teorizzare il suo pensiero. I suoi spettacoli crescono, portano in scena una ricerca autobiografica. E in questa ricerca, l’artista deve essere affiancato dal biglietto, dal consenso del pubblico; eccola, la grande libertà di Carmelo Bene: portare in scena se stesso e fare come voleva.
Da questa sua libertà ci si è infine congedati, al termine della sessione, trovando posto in platea ed assistendo al più sfizioso dei doni portati da Ghezzi: Infinit(h)otello, montaggio andato in onda per l’appunto su Fuori Orario, col quale il discorso su di lui è andato ad arricchirsi, cumulando altre sfaccettature. Memorabili certe performance teatrali inserite nel filmato. Ma memorabile ed adorabile, soprattutto, la sua sfacciataggine nell’apparire in un popolare programma di Maurizio Costanzo, sovvertendo ovviamente i canoni della sua “ospitata” televisiva. Perché a questo Carmelo Bene non poteva proprio rinunciare: rivoluzionare il linguaggio e qualsiasi altra norma, specie se ormai visibilmente sclerotizzata.

Michela Aloisi e Stefano Coccia

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