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Mirna

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VOTO: 8

Il lungo addio

La mirabile operazione di Artdigiland può essere percepita almeno per certi versi come la cronaca di un addio. In primis il commiato di un autore meraviglioso che ci ha prematuramente lasciati, Corso Salani, visto e considerato che il DVD in questione propone l’ultimo lungometraggio che egli riuscì a realizzare, nel 2009. Ma anche, quasi fosse un gioco di scatole cinesi, un differente addio impresso invece sullo schermo, ovvero la delicata e sofferta storia sentimentale giunta al tramonto che Mirna, il film in questione, regala allo spettatore.
Questo omaggio fortemente voluto da Artdigiland, piccola realtà editoriale che sta crescendo bene, ha peraltro una duplice veste. In contemporanea sono difatti usciti il DVD, che rappresenta una novità rispetto a quanto realizzato finora, ed uno di quei libri con cui la collana ideata da Silvia Tarquini si propone già da qualche anno di esplorare il cinema lungo traiettorie insolite, profonde, attinenti poi ai più svariati aspetti della settima arte: Mirna – Un diario cinematografico è per l’appunto l’intimo, personale diario di lavorazione attraverso il quale un regista sensibile come Corso Salani ha voluto introdurci alle fonti della sua ispirazione, a quell’invidiabile senso di libertà percepibile tanto nell’assetto produttivo “leggero” che nell’approccio alle riprese, nonché alla passione per i viaggi in quelle terre di confine sempre capaci di stimolare qualche palingenesi interiore.

L’evento del 6 dicembre al Cine Detour di Roma ha permesso non soltanto di proiettare in pubblico il film, ma anche di discuterne alla presenza della già menzionata Silvia Tarquini, dell’attrice Anita Kravos (che qui presta la voce al personaggio di Monica, relegato a un’esistenza fuori campo di inusitato spessore) e alla vedova del cineasta, Margherita Salani, sempre molto partecipe a livello emotivo. In tale occasione c’è chi ha definito Mirna il testamento di Corso, c’è chi lo considera invece un suo ritratto. Entrambe le definizioni hanno senso. Ma è forse l’idea del ritratto quella che ci ha stimolato di più, perché chi ha avuto la fortuna di poter incontrare e scambiare qualche parola con il sempre affabile regista ed attore (tra i film da lui interpretati Il muro di gomma di Marco Risi e La fine è nota di Cristina Comencini), come è successo a noi durante le sue periodiche apparizioni al Trieste Film Festival, in ciascuna inquadratura di quest’opera conclusiva e seminale al tempo stesso, può ritrovarvi un frammento di quella poliedrica, generosa ed empatica personalità.
In Mirna è come se si sviluppasse un dialogo leggiadro e istintivo tra le diverse componenti del cinema (e in fondo dell’animo stesso) di Corso Salani: la sua sensibilità nel tratteggiare personaggi femminili dalle emozioni complesse e a volte quasi insondabili, la fascinazione per i luoghi di passaggio o di frontiera, il saper legare gli stati d’animo dei personaggi a determinate cornici antropologiche e paesaggistiche.
Nella fattispecie, tutto ha luogo in uno dei tanti paesi cari al regista, l’Argentina. L’epicentro emotivo di una così scarna e rapsodica drammaturgia è Buenos Aires, dispersiva metropoli in cui la protagonista Mirna (nel cui ruolo si fa apprezzare Magali López, giovane attrice dal sorriso magnetico) tenta di vivere il suo amore per un’altra donna, quella Monica mai visibile in scena ma costantemente evocata, nel susseguirsi di pensieri appassionati e vibranti affidati a una voce fuori campo dal timbro suadente. Quella, per l’appunto di Anita Kravos. Una scelta formale inconsueta come questa dovrebbe già suggerire la direzione interessantissima che stava prendendo il cinema di Corso Salani: uno spirito picaresco, girovago, associato a una libertà stilistica tale da far emergere il mondo interiore dei personaggi con umbratile malinconia e ariosa leggerezza. I primi (e primissimi piani) di Magali López dialogano silenziosamente, nel film, con la cangiante natura degli spazi circostanti, che siano gli interni raccolti di uno scalcinato hotel della capitale argentina, come anche gli sconfinati paesaggi della regione andina. L’alternanza di questi ambienti, espressa tra presente e ricordo, viene così a delineare un possibile nucleo tematico: il desiderio di evadere da una realtà troppo pressante e dal rumore di fondo che costantemente l’accompagna, optando per una via di fuga che porti lontano. Anche a costo di rinunciare a un amore importante.

Per quanto concerne il DVD, lo spleen del racconto (non disgiunto, sul versante sentimentale, da aspre e malinconiche confessioni) viene servito allo spettatore in una edizione particolarmente essenziale, spartana, che può contare su un unico extra il cui valore testimoniale è comunque fuori discussione: la breve intervista a Magali López, alla quale è stato chiesto di ricordare il suo incontro con Corso Salani, indimenticabile sia a livello umano che per l’approccio così peculiare alla realizzazione di un film.

Stefano Coccia

Mirna
Regia: Corso Salani
Durata: 75′ Italia, 2009
Cast: Magali López (Mirna), Anita Kravos (voce Monica)
Lingue: Italiano, Spagnolo
Sottotitoli: Inglese, Francese
Formato: 2.35:1
Extra: Il ricordo di Magali López
Distribuzione: Artdigiland con libro

 

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