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Il Regno del Pianeta delle Scimmie

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VOTO: 7

Appassionante nuova avventura da vivere sul Pianeta delle Scimmie

Il grande re Caesar è morto. Il protagonista della precedente trilogia, vista sugli schermi dal 2011 al 2017, giunge come tutti alla fine dei suoi giorni, lasciando al popolo delle scimmie una pesante eredità. Passano molte generazioni e la sua esistenza è ormai avvolta nella leggenda, mentre i suoi insegnamenti sono dimenticati se non da pochi fedeli che portano avanti ciò che pare un vero e proprio culto.
Noa (Owen Teague) è un giovane scimpanzé che si appresta a vivere il suo rito di passaggio, usanza di un pacifico villaggio di alte abitazioni costruite a ridosso di quelli che, secoli prima, erano stati i grattacieli dell’umanità. La vita qui scorre serenamente e gli abitanti possono dedicarsi al particolare addestramento delle aquile, animali con i quali la comunità ha stretto un peculiare rapporto di simbiosi e arte in cui eccelle proprio il padre di Noa. Dei precedenti padroni del pianeta, degli uomini, non c’è praticamente più traccia: il virus che tanto tempo prima ha conferito l’intelligenza ai primati, si è infatti rivelato deleterio per l’homo sapiens, privandolo del suo intelletto e facendolo regredire ad uno stato ferale, neanche più capace di usare la parola. Nonostante questo, Noa scopre che proprio una ragazza umana (Freya Allan) sta cercando di depredare le scorte di cibo del suo villaggio. In una colluttazione con lei, egli rompe l’uovo di aquila che aveva faticosamente trovato, elemento fondamentale per completare il suo rito d’iniziazione all’età adulta. Per risolvere il problema esce di notte da solo, sperando di recuperarne un altro, ma incappa in una bellicosa tribù di scimmie, guerrieri capeggiati da un enorme gorilla. Purtroppo, la pattuglia individua rapidamente l’indifeso insediamento e lo brucia, riducendo in schiavitù la popolazione sopravvissuta e portandola via. A Noa, miracolosamente scampato, non resta che mettersi all’inseguimento per cercare di salvare la sua gente, aiutato da un orango tango, sacerdote dell’antica parola di Caesar, e proprio dalla ragazza alla quale aveva tentato di dare la caccia che, con grande sorpresa, è capace di parlare e dice di chiamarsi Mae! In fondo al viaggio lo attendono però Proximus (Kevin Durand), il sinistro re che ha contorto il messaggio originale di Caesar, prendendone il nome e iniziando una sua personale crociata, e un misterioso, colossale portale che sembra celare un tesoro inestimabile.
Rivisitazione della classica saga degli anni ‘60 e ‘70, l’indimenticabile capostipite del 1968 vedeva protagonista Charlton Heston, la trilogia girata prima da Rupert Wyatt e poi da Matt Reeves si era conclusa come accennato nel 2017: The War – Il pianeta delle scimmie aveva infatti portato a termine un arco narrativo soddisfacente e decisamente ben fatto. Questo nuovo capitolo – Il Regno del Pianeta delle Scimmie – firmato da Wes Ball (noto per il ciclo di film Maze Runner), può quindi sollevare qualche dubbio, anzitutto sulla effettiva necessità di riprendere una storia che sembrava conclusa. A togliere d’impaccio gli sceneggiatori Josh Friedman, Rick Jaffa e Amanda Silver, che nulla hanno a che vedere con le precedenti pellicole, c’è dunque l’idea di ambientare i fatti alcuni secoli dopo, mettendosi a disposizione un mondo profondamente mutato, tutto da scrivere, e in cui non c’è pericolo di stravolgere i personaggi originali, perché morti da lunghissimo tempo.
L’operazione si può dire riuscita, perché questa ennesima avventura si avvicina molto allo spirito dei precedenti titoli e riesce a creare un nuovo cast di protagonisti interessanti, che sembrano avere il potenziale per un seguito. Qualche scivolone nella sceneggiatura, però, si nota e in particolare sono le azioni dei personaggi a non essere sempre chiare, specie nella prima parte del film: perché, per esempio, quando Noa scopre che c’è un’umana che si aggira nei pressi del suo villaggio non ne parla con nessuno? A maggior ragione con suo padre che è uno dei leader? Eppure la presenza degli uomini è giudicata un evento eccezionale e della loro pericolosità sono tutti ancora consapevoli. Come è possibile che antichi macchinari, abbandonati da secoli, siano ancora funzionanti, che sia sufficiente premere dei pulsanti per metterli in funzione? Malgrado ciò, con un po’ di sospensione dell’incredulità, possiamo riuscire a passarci sopra, godendo di un film girato in modo attento e dinamico, che sa essere intrigante e avvincente, e ammirando alcune trovate visive davvero molto interessanti, come quando giungiamo nel regno del visionario ma cinico re Proximus Ceasar.
Il personaggio di Mae, la cui ambiguità è a tratti irritante, solleva comunque una serie di interrogativi nella vicenda e non proprio tutto, dopo un rocambolesco finale, viene spiegato.
Motivo in più per sperare di vedere ancora storie del Pianeta delle Scimmie.

Massimo Brigandì

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