Stringersi
Dall’anteprima mondiale al Toronto International Film Festival 2023 all’uscita nelle sale nostrane con BiM Distribuzione il 24 aprile 2025 sono trascorsi quasi due anni, ma alla fine In viaggio con mio figlio (Ezra) è finalmente uscito. Nel mezzo un antipasto per il pubblico italiano con la proiezione nel programma di “Alice nella Città” della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, laddove il nuovo film da regista di Tony Goldwyn è stato presentato tra gli eventi speciali.
Il noto attore losangelino, qui alla sua quinta fatica dietro la macchina da presa (alle quali si aggiungono anche svariati episodi di serie), racconta la storia di Max Bernal, uno stand-up comedian la cui carriera è in crisi e la cui vita personale è altrettanto complicata. Dopo il divorzio, si ritrova a vivere con suo padre Stan, un uomo dal carattere forte con cui ha un rapporto complesso. L’uomo ha un figlio di 11 anni di nome Ezra, un bambino intelligente e brillante, ma con disturbi dello spettro autistico. Lui e la sua ex moglie Jenna hanno visioni molto diverse su come gestire il suo futuro, soprattutto quando i medici suggeriscono un percorso che Max non accetta. Quando Ezra viene espulso da un’altra scuola, Max prende la decisione controversa di portarlo via nel cuore della notte, intraprendendo una divertente odissea attraverso gli Stati Uniti. Lungo la strada, tra momenti divertenti e difficili, padre e figlio imparano a conoscersi meglio e a rafforzare il loro legame. Il viaggio diventa così un’occasione di crescita per entrambi, spingendo Max a riconsiderare il suo ruolo di padre e ciò che è veramente importante nella vita.
La pellicola scritta da Tony Spiridakis e diretta dal connazionale rispecchia quella che normalmente è la mission di un road movie, che al tour fisico su due/quattro ruote o a piedi affianca quasi sempre un percorso personale di scoperta e di riflessione su se stessi e su chi ci circonda, affetti compresi. Ed è quello che accade ai protagonisti di quest’opera toccante e commovente, ma al contempo ironica e divertente, capace di regalare allo spettatore di turno emozioni cangianti con scene che scaldano il cuore e strappano sorrisi. Merito di una scrittura che riesce con toni più leggeri a stemperare e abilanciare costantemente il dramma familiare di fondo con una buona dose di humour, sempre rispettoso e misurato. Nel mentre la pellicola di Goldwyn si prende tutto il tempo per affrontare tematiche importanti e dal peso specifico rilevante quali l’accettazione e la necessità di perdonarsi, ma anche sui rapporti biologici e il legame padre-figlio come era stato anche per un altro film come Le chiavi di casa, che ci aveva emozionato in egual misura trattando le medesime argomentazioni. Pure per il lavoro di Gianni Amelio il motore portante era un viaggio di un padre e di un figlio e il focus del racconto era quello delle complessità dell’essere genitore di un ragazzo affetto da una malattia. In entrambi i casi il valore aggiunto risiede nella verità e nell’onestà che caratterizzano il modo con cui vengono affrontate le suddette tematiche, non epurando e non addolcendo la pillola. In questo le performance di Bobby Cannavale, Rose Byrne, Robert De Niro e William A. Fitzgerald, con quest’ultimo che interpreta il ruolo di Ezra ce è realmente affetto da disturbo dello spettro autistico, sono perfette.
Francesco Del Grosso









