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Il firmamento

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VOTO: 8

Ti prendo in parola

Lei, lui, il firmamento.
In una camera disadorna di una qualche città.
I corpi nudi, le luci della notte.
L’immobilità siderale.
Le cicatrici visibili e invisibili.
I tempi morti, ovvero i tempi vivi dell’amore.
Le parole di chi è passato dall’altra parte.
Ma non li sentiamo parlare, Lei e Lui.
I dialoghi sono testi sul nero.
La scena sonora è dominata dal rumore del firmamento.
Un clarinetto affiora da chissà dove.
Una frase di lei, che pare proferita così per dire,
provoca l’irreparabile.
Tutto in una notte.

[dalla sinossi del film]

Prendere qualcuno in parola. E farlo in maniera tale, da attribuire alle sue affermazioni una dimensione performativa assolutamente estranea alle intenzioni iniziali, trasformando così un semplice susseguirsi di parole nel veicolo di gesti potenzialmente drammatici e assurdi. Ma l’errore di fondo non è stato forse, anche e soprattutto per la vittima, rifugiarsi nell’apparente innocenza di un’espressione verbale il cui senso letterale ha in sé qualcosa di terribile? “Le parole sono importanti”, ha detto un noto cineasta italiano. E spesso nel quotidiano si tende a sottovalutarne il potere o più semplicemente a non riconoscerne il valore. “Per te mi farei tagliare un braccio”. E se dall’altra parte ci fosse qualcuno pronto ad approfittarsene? E se da un’accezione metaforica, usata troppo spesso con superficialità, si passasse repentinamente e drammaticamente all’atto?

Sembrerebbe proprio che simili riflessioni abbiano guidato lo scrittore Antonio Moresco nella realizzazione di una pièce teatrale, Il firmamento, da cui è stato poi tratto l’omonimo film, breve ma di straordinaria intensità, che porta la firma di due giovani registi: Fabio Badolato e Jonny Costantino.
È importantissimo riconoscere ai due cineasti una grossa qualità: aver saputo tradurre il peso specifico di parole taglienti come lame, massicce come il granito, in immagini perfettamente capaci di rappresentarne l’intima essenza. Ripresi in un bianco e nero i cui chiaroscuri ti scavano dentro, i corpi nudi di un uomo e una donna si alternano sullo schermo ad altre inquadrature, misterioso contrappunto del loro microcosmo amoroso: porzioni di cielo fittamente ricoperte di astri e costellazioni, quel viale trafficato anche di notte dove anche i fari delle macchine brillano come stelle, l’inseguimento di un ghepardo alla sua preda che è quasi preludio di quanto avverrà poi sullo schermo. Già, perché l’uomo e la donna si sono fatti una strana promessa: lei avventatamente ha dichiarato che si sarebbe anche fatta tagliare un braccio, in nome di quel rapporto, lui con dissimulata crudeltà ha spinto affinché quell’incauta promessa si trasformasse in un patto; e quindi, affinché ci si preparasse sul serio a staccare il braccio della donna dal corpo. In tutto ciò le galassie lontane sembrano testimoni mute e indifferenti di cotanta barbarie. E al compiersi dell’insano gesto si arriva in un’atmosfera straniante, sapientemente costruita dai due registi giustapponendo alle immagini sonorità disturbanti, quasi assordanti, mentre i dialoghi assumono un tono persino più opprimente, nell’essere ancorati allo schermo da semplici didascalie.

Così come sembrano inizialmente ancorati a un letto, nella loro pesantezza, i corpi dei due protagonisti. Quei corpi che non sono corpi qualsiasi: nelle forme giunoniche e seducenti di Carlotta Pircher sembra celarsi la sua sconsiderata generosità, sebbene sia la pelle rugosa e martoriata di Ciro Carlo Fico (ricordo di un incidente, cui andò incontro l’attore parecchi anni fa) ad attrarre maggiormente l’attenzione, non senza qualche morbosità; ma sono proprio le carrellate ravvicinate di Fabio Badolato e Jonny Costantino su tali superfici corporee a creare le suggestioni più profonde, creando un fecondo cortocircuito dell’immaginario in cui le ferite del corpo (e dell’animo) umano rimandano enigmaticamente a quel cielo stellato, il cui alternarsi di luminosità e buio, di pieni e di vuoti, pare esso stesso un’enorme ferita del cosmo.
Interessante è stato confrontarsi sulle varie tematiche rintracciabili nel cortometraggio, Il firmamento, con lo scrittore Antonio Moresco (anch’egli coinvolto nell’adattamento cinematografico) e col regista Jonny Costantino, entrambi ospiti a Ravenna, nel 2013, per il Mosaico d’Europa Film Fest.

Stefano Coccia

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