Quando la maternità diventa incubo
Evento speciale alla 43ma edizione del Fantafestival – ancora una volta sugli schermi del Nuovo Cinema Aquila (5-8 ottobre), Huesera: The Bone Woman, film d’esordio alla regia di Michelle Garza Cervera, recepisce i canoni classici del genere e li fonde con una disamina attenta sulla condizione sociale della donna ed il suo diritto all’autodeterminazione nei paesi sudamericani (trattasi infatti di una coproduzione messico-peruviana)
Diretto ed interpretato principalmente da donne, Huesera è un film prevalentemente al femminile: la protagonista Valeria (interpretata dalla convincente Natalia Solián), l’amica Octavia, la zia zitella, la madre, la sorella, la suocera, sono il fulcro attorno cui ruota la storia, mentre il padre e Raul, il compagno di Vale, sono come satelliti in orbita che a tratti si avvicinano, senza mai cogliere l’essenza profonda della Donna.
Vediamo la giovane Valeria, appassionata falegname, che tenta in ogni modo di rimanere incinta per dare un figlio al compagno Raul; quando finalmente il desiderio si avvera, inizia per lei l’incubo. Una notte, vede una figura femminile gettarsi dal balcone di un palazzo di fronte; la donna si rialza, scrocchiando tutte le ossa del corpo, e salta via. Da quel momento, Valeria si sentirà minacciata da presenze misteriose; accompagnata dalla zia, si rivolge ad esperte di forze occulte, ma il percorso per liberarsi dal ‘ragno’ (questa la figura vista dalla guaritrice) non sarà facile né indolore. Durante tutta la gravidanza, Valeria dovrà anche confrontarsi con la sua famiglia, che non perde occasione per umiliarla, e con il suo passato (l’amica ed ex compagna Octavia); mentre il suo comportamento sempre più bizzarro tende sempre più a farla credere pazza a chi le è vicino (esclusa la zia).
Un intricato rapporto tra figure femminili prende il sopravvento sull’orrore del mostro che la perseguita; mostro che è fuori ma anche dentro di lei, che inizia a scrocchiare sempre più le ossa come la donna apparsale quella notte. Huesera, infatti, in spagnolo significa proprio Osso; e The Bone Woman, la donna osso, è il titolo inglese del film.
Durante i nove mesi della sua gravidanza, Valeria dovrà infatti fare i conti con se stessa, facendo pace con l’essere la ragazza fragile che ha rinunciato alla sua vita (e all’amore per Octavia) per compiacere una famiglia di cui ha sempre cercato, invano, l’approvazione. Nonostante i suoi sforzi per avere una vita ‘normale’ (la casa perfetta, il marito perfetto), infatti, la madre, la sorella, non perdono occasione per ricordarle e raccontare a Raul il suo essere inadatta a prendersi cura di un figlio, di fatto rifiutandola costantemente e negandole il loro amore. Ribaltando il motto secondo cui la suocera è la peggior nemica della moglie (e del marito), per Valeria è la madre di Raul, presentata inizialmente come la classica suocera invadente, a mostrarsi più benevolente nei suoi confronti! Mentre la pacata figura della zia, l’unica della famiglia a capire la giovane donna e a sostenerla, dandole amore e aiuto pratico tramite le sue vecchie amiche guaritrici e operatrici dell’occulto, pur rimanendo apparentemente in disparte, sarà fondamentale per liberare Valeria dal male che la consuma dentro e fuori.
Un viaggio nelle profondità dell’anima, in cui resta sospeso l’interrogativo se la donna osso sia un’entità soprannaturale o sia frutto del conflitto interiore della protagonista; un incubo lungo nove mesi che troverà il culmine alla nascita della bambina, quando Valeria si troverà dilaniata tra l’amore per la piccola ed il desiderio di riavere la sua vita, mentre il mostro prende sempre più forza. Psicosi post partum: quando la depressione è associata a pensieri di suicidio o violenza, allucinazioni o comportamento bizzarro, compreso, a volte, il desiderio di fare del male al bambino; questa la definizione razionale per quello che sembra essere il comportamento di Valeria. Ma, in Huesera, la regista Michelle Garza Cervera immerge la razionalità nel mondo dell’horror, dando forma reale al mostro che vive dentro la giovane madre, sospendendo il giudizio tra superstizione e raziocinio, fino alla consapevolezza finale della protagonista. Il ragno, che tesse la sua tela intorno a Valeria, imprigionandola tra le mura di una vita imposta e che diventa predatore, dovrà essere infine combattuto per trovare la via verso la salvezza e la felicità.
Michela Aloisi