Sei personaggi ed un grande autore
È ormai di casa al Torino Film Festival il cineasta francese Eugène Green. Dopo una retrospettiva completa a lui dedicata nel 2011 e la presentazione in anteprima del lungometraggio Le Fils de Joseph nel 2016, eccolo tornare al 35° Torino Film Festival con il suo En attendant les barbares, presentato all’interno della sezione Onde e frutto di un workshop di soli pochi giorni che ha avuto luogo a Tolosa nella primavera del 2017. Una piccola troupe cinematografica ed un gruppo formato da soli dodici attori – come viene chiaramente spiegato nel prologo – hanno contribuito alla messa in scena di una piccola, ma attuale opera, che, con un’ambientazione che si situa a metà strada tra il contemporaneo ed il Medioevo, si interroga – e ci fa riflettere – sulle principali inquietudini che affliggono l’uomo dei giorni nostri.
È notte. In strada fa freddo. Si respira una strana tensione nell’aria, al punto di non permettere alla gente neanche di dormire. Alle porte di un castello bussano sei bizzarri personaggi, ognuno di diversa provenienza ed estrazione sociale: la coppia di borghesi, il senzatetto, l’artista, l’anarchico ed il giovane studente. Terrorizzati da un’imminente invasione dei barbari, i sei uomini chiedono aiuto al potente mago che abita il castello insieme a sua moglie. Ma chi sono, in realtà, i suddetti barbari? Impietosi Ostrogoti, sanguinari Unni, o, semplicemente, il popolo statunitense? E, soprattutto, cosa si può fare al fine di fronteggiare tali pericolose invasioni? La situazione sembra tutt’altro che facile, ma, si sa, la notte porta consiglio e i nostri uomini avranno modo di parlare tra loro – finalmente senza inutili distrazioni come computer o telefoni cellulari – e di confrontarsi anche con spiriti del passato, per poi scoprire che, in fondo, una soluzione c’è.
Mantenendo la sua tipica messa in scena ad impostazione teatrale che prevede figure statiche che recitano secondo i tipici canoni dello straniamento brechtiano, con questo suo ultimo lavoro, Eugène Green ci racconta i giorni nostri e, soprattutto, la mancanza di certezze dell’uomo contemporaneo, il quale, lasciandosi distrarre da piaceri fittizi, si trova pressoché spaesato quando si tratta di capire quale sia il proprio ruolo nel mondo ed in che modo si riesca a combattere le avversità dei giorni nostri. Tema, questo, più e più volte trattato, senza ombra di dubbio. Eppure un cineasta come Green riesce sempre a dar vita a qualcosa di nuovo ed inconfondibile nel proprio genere, evitando ogni sorta di retorica e dando vita a prodotti intelligenti e mai banali. Stesso discorso vale, ovviamente, anche per questo suo En attendant les Barbares, il quale, oltre a presentarsi come ritratto della società odierna (realista ma anche ironico al punto giusto), si fa anche, nel finale, apologia della cultura e della conoscenza in generale, quali uniche armi per combattere il nemico.
Ha una durata piuttosto breve, questa opera di Green. Breve, ma intensa, come si suol dire. Eppure, all’interno di un panorama come quello del Torino Film Festival, di certo, quale pregiato prodotto artistico, non passa assolutamente inosservata. Magari fosse così anche al di fuori dei tipici contesti festivalieri.
Marina Pavido