La parola alle immagini
Che un interprete del calibro di Gian Maria Volonté si sia sovente interessato ai diritti dei lavoratori, è cosa ormai risaputa. A più di venti anni dalla sua scomparsa, però, probabilmente in pochi ricordano la sua militanza all’interno del Partito Comunista Italiano, così come quasi del tutto dimenticato è l’episodio che lo vide aiutare l’amico ed attivista politico Oreste Scalzone a fuggire in Corsica, al fine di evitare il carcere. Stesso destino, purtroppo, ha accomunato il documentario Documenti su Giuseppe Pinelli – per la regia di Elio Petri e Nelo Risi – a cui lo stesso Volonté ha preso parte. Perché, di fatto, è stato proprio così: quello che è considerato uno dei più grandi interpreti italiani di tutti i tempi ha portato avanti di pari passo alla sua carriera attoriale anche un’attiva militanza politica. Su tale aspetto della vita di Volonté si è concentrato, appunto, il giovane cineasta Patrizio Partino con il suo corto doc Dimenticata Militanza, vincitore del Premio Zavattini 2017 e realizzato anche grazie alla collaborazione dell’Aamod (Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio Democratico) e della Cineteca sarda, i quali – al fine di permettere a giovani registi di produrre i loro lavori – hanno messo a disposizione tutti i filmati presenti all’interno dei loro archivi.
Un documentario di montaggio, dunque, Dimenticata militanza. Ritmi serrati fin dai titoli di testa risultano perfettamente in linea con ciò che si vuole raccontare: è soprattutto la rabbia, inizialmente, ad essere messa in scena. La rabbia di migliaia di lavoratori che non vedono riconosciuti i propri diritti. Ed ecco che vediamo numerosi manifestanti affollare le strade e portare avanti la loro protesta. Fino al momento in cui ci viene presentato – quasi nascosto dalle figure di altri compagni attivisti – proprio lui: Gian Maria Volonté. Da questo momento il suo personaggio diventerà protagonista assoluto del documentario: lo vediamo illustrarci la morte di Pinelli, lo vediamo intento a portare avanti la battaglia dei lavoratori e, soprattutto, veniamo a conoscenza dell’episodio che lo vide aiutare l’amico Oreste Scalzone durante la sua fuga in Corsica. Ed è proprio Scalzone a raccontarci come andarono le cose. La sua intervista – che si alterna ai filmati di repertorio – fa da appropriata cornice alle scene mostrateci.
A tal proposito, l’utilizzo di filmati di repertorio si è rivelata una scelta – libera o meno – vincente: la parola alle immagini, al cinema. E, di conseguenza, proprio grazie alla Settima Arte vediamo come documenti a lungo dimenticati possano tornare ad essere attuali e possano, di volta in volta, assumere significati differenti. Dimenticata militanza è, di fatto, uno dei più recenti prodotti ad aver adottato tale stile narrativo, ma, facendo un salto indietro nel tempo, non possiamo non ricordare autori come Andrea Tonacci e Marcelo Masagao che grazie al montaggio di filmati preesistenti hanno saputo dar vita a prodotti di tutto rispetto.
Tante informazioni si susseguono, una dopo l’altra, in pochi minuti di film. Forse l’unico problema di Dimenticata militanza è proprio questo: la breve durata. Perché, di fatto, le cose stanno così: data la portata dell’argomento trattato, vorremmo saperne sempre di più. Ma ciò non vuol dire, ovviamente, che lo stesso Patrizio Partino non abbia già in mente di sviluppare ulteriormente questo suo interessante lavoro.
Marina Pavido