L’apologia umana al ritmo “armato” della città
Il corto Clacson di Takehito Kuroha inscena in circa 6 minuti ciò che si verifica in modo reiterato ogni giorno con l’equilibrato elemento di fiction, seppur dettato da esasperazione paradossale.
Proiettato il 2 ottobre come film finalista del festival I’ve seen films – International Short Film Festival ideato da Rutger Hauer, Clacson ha ottenuto la menzione speciale della giuria, solo l’ennesimo riconoscimento per l’apologia fulminea dei tempi moderni. Un cortometraggio che ha calpestato le platee di numerosi film festival aggiudicandosi il premio come miglior regia al Bornshorts Film Festival, miglior film al Libertas Festival di Dubrovnik, miglior regia al Maremetraggio di Trieste.
Il regista marca sin dalla prima sequenza, con una voluta inquadratura disturbante, a suon di marcia il ritmo frenetico della città. Un tacchettio risuona martellante, a cui si orchestra gradatamente il leit-motiv del clacson. Una donna (Francesca Faiella – vincitrice in quest’occasione del premio rivista Best Movie come migliore attrice) pronta nei suoi abiti impeccabili alla corsa per timbrare il cartellino d’ufficio. Un uomo (Cristiano Di Vita) rintanato in penombra nell’appartamento, allestisce il materiale per la guerra. Un uomo e una donna anonimi, come automi impugnano le armi a cui sono stati educati per difendere il territorio conquistato a denti stretti. Offrendoci un montaggio alternato delle due situazioni, cresce nello spettatore un percepibile respiro ansimante fino al colpo di scena della risoluzione inaspettata, ma purtroppo – è da riconoscere – veritiera, dati alcuni fatti di cronaca.
La donna in preda alla rabbia della sua macchina, incastrata nell’ingorgo tanto da non poter uscire, asserisce: «Non è normale!». Bisognerebbe chiedersi cosa sia realmente ab-normale, se l’ingorgo, l’inciviltà o un atteggiamento sfociante nell’isteria per lei, nel cinismo più agghiacciante per lui.
Kuroha insieme ai due attori svela le maschere di cui ognuno di noi si camuffa, mettendolo su pellicola, partendo dalla contrapposizione topica città-campagna. Lei, donna in carriera come qualunque passante inosservato nel tram tram del vortice, si rende riconoscibile per il suo urlare con il clacson quasi fosse una iena sghignazzante. Lui stringe i lacci degli anfibi tra i sospiri del suo pazientare, per quel silenzio artefatto della camera rotto dall’insistente borbottio della macchina. Il godimento si trasferisce da lei a lui, in un capovolgimento di valori in nome della prevaricazione.
L’ eremita dovrebbe cacciare volatili, eppure nulla gli impedisce di puntare agli animali della sua stessa specie. «…a volte dimentichiamo che la parte primordiale, più brutale e violenta di noi (sia a livello di individui, che di popoli, religioni, culture) è sempre a un passo dall’esplodere, anche per un nonnulla». (ndr. Note di regia)
La legge della sopravvivenza inquieta ed ancor più rende disarmante come tutto possa spezzarsi in istanti a causa di una degradazione umana dominante. Un corto che ha la capacità con sequenze brevi di stimolare uno stop e domandarsi a quale grado di evoluzione – o involuzione – siamo noi stessi, guardarci intorno rieducandoci a fidarci e rispettare l’altro. Un’idea filmica, che drammatizzando alcuni elementi, rende perfettamente come la società si sia ridotta alla fase ancestrale, senza più l’uso della parola – eppure ciò che ci distingue dalle bestie dovrebbe essere il dialogo. Tiranneggia il non detto, il non visto, il sopito e l’ululato tanto che l’unico verbum sembra essere difendersi. Ci si ritrova a tirar fuori gli artigli in base agli strumenti in possesso, così il lupo – seppur fischiettando – divora l’agnello solo perché riparato dalle mura della sua stessa cella in città.
Maria Lucia Tangorra
Scheda tecnica
Titolo originale: Clacson Produzione: Matteo Costantini per The Family
Paese/anno: Italia/2007 Distribuzione: Tak Kuroha (tak@takkuroha.com)
Regia: Tak Kuroha Durata: 5’48”
Sceneggiatura: Tak Kuroha
Fotografia: Carlo Miggiano Interpreti: Francesca Faiella, Cristiano di Vita
Montaggio: Cecilia Falsona
Colonna sonora: Andrea Rainoldi, Fabio Vitiello