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Cherry Juice

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VOTO: 8

Sarajevo by Night

Fuori dagli sche(r)mi è sezione molto apprezzata, al Trieste Film Festival, proprio per quel suo inglobare progetti cinematografici insoliti e talora persino sorprendenti a livello di modalità narrative, archetipi cinematografici, tematiche in primo piano. Non a caso è una delle sezioni che amiamo di più. E si può dire che nel corso di questa trentacinquesima edizione del festival triestino sia stata rappresentata particolarmente bene, tra i vari titoli selezionati, da Cherry Juice di Mersiha Husagic, lungometraggio la cui premiere aveva avuto luogo nel 2023 al Festival di Sarajevo. Un linguaggio cinematografico fresco, brillante, quello adottato dalla cineasta e attrice bosniaca, posto qui al servizio di una narrazione intima e non convenzionale, anche nel suo rapportarsi a una memoria personale e collettiva dai contorni particolarmente crudi. Il riferimento più immediato è ovviamente al conflitto che negli anni ’90 insanguinò le terre dell’ex Jugoslavia. E di quel cupo periodo l’assedio di Sarajevo resta una delle pagine più vergognose, terribili, buie.

In Cherry Juice si respira a tratti l’atmosfera di certe pellicole realizzate da Richard Linklater agli esordi: più in particolare è a Prima dell’alba (Before Sunrise, 1995) di Richard Linklater che è lecito pensare, allorché ci si ritrova immersi, assieme ai due protagonisti, in una folle notte di Capodanno a Sarajevo. Tra confronti privati anche aspri, momenti romantici, ricordi drammatici e quel pizzico di dark humour balcanico che di certo non guasta. Lei, Selma, interpretata dalla regista stessa (a implementare quel senso di immedesimazione che gli elementi autobiografici presenti nella trama sottolineano già, a partire volendo dall’essere realmente approdata ad Amburgo da bambina dopo esser fuggita con la madre dalla guerra), è una sceneggiatrice che per via di grosse complicazioni a livello produttivo sta rischiando che il film della vita, da lei scritto con evidente coinvolgimento personale, non venga mai girato; mentre lui, Niklas (impersonato con fantasia, umanità e stile da Niklas Löffler), è un eclettico attore tedesco capitato lì per un disguido, non essendo stato informato per tempo della sospensione delle riprese. Quel loro incontro avrà comunque qualcosa di magico e conseguenze inaspettate….

Giocando coi formati, con i tempi della narrazione, con quei flashback dal timbro rivelatore per entrambi i protagonisti, Mersiha Husagic ha saputo venire a capo di un caleidoscopio di situazioni e di emozioni, dall’evolversi delle quali emerge anche, sottotraccia, il riflesso metaforico di un delicato ed emotivamente complesso rapporto tra Est ed Ovest. Ossia tra chi quella guerra l’ha vissuta sulla propria pelle e chi si è limitato a sentirsela raccontare o mostrare in TV dalla propria “comfort zone”; reagendo a tratti con reale empatia, a tratti con una comprensione a dir poco precaria, svogliata di quegli eventi lontani. Splendide anche la presenza scenica e le attitudini interpretative della Husagic. Volto incantevole ma anche energico, intenso. Corpo scattante e allenato. Sguardo penetrante che buca lo schermo. Insomma, un gioiello di donna, l’attrice bosniaca, incastonato nel suo stesso film. Così da oscillare tra ricordi dolenti e genuino, dirompente vitalismo.

Stefano Coccia

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