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Charles Bradley: Soul of America

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VOTO: 8

Quando i sogni diventano realtà a 62 anni

Tra gli ultimi documentari musicali che si sono distinti negli ultimi due anni, insieme a Searching For Sugarman, vincitore di un Oscar, c’e’ anche Charles Bradley: Soul of America diretto da Poull Brien, che negli ultimi mesi dello scorso anno ha scalato la top 10 di iTunes negli Stati Uniti. Il regista racconta la storia del cantante soul Charles Bradley, riconosciuto come una star della musica internazionale all’età di 62 anni. Un uomo che aveva iniziato facendo le cover di James Brown e vissuto in solitudine durante la sua infanzia nella zona povera di Brooklyn e che è riuscito a coronare il suo sogno della la sua passione per la musica con il suo stile unico e una voce inconfondibile, portando con se anni di difficoltà e sacrifici.
Il documentario segue Bradley nel mese che precede l’uscita della suo primo album, No Time For Dreaming, durante il quale viene intervistato appunto raccontando di come negli ultimi decenni avesse cercato di seguire la sua più grande ambizione, guadagnando pochi spiccioli ma cercando sempre di sostenersi e aiutare la madre e mantenendo uno stile di vita semplice. Sembra quasi uno scherzo del destino, perché anche la carriera del regista Brien sembrava essere arrivata sull’orlo di una crisi di nervi quando un giorno in compagnia del suo amico produttore ha ascoltato una canzone di Charles Bradley e se ne è innamorato a tal punto dal voler mettersi in contatto con la casa discografica di Bradley e chiedere loro di poter dirigere il primo music video dell’artista. Sul set del video però, Bradley ha condiviso molto sulla sua vita privata con il regista e il produttore; così il bisogno di estendere l’uso della macchina da presa per girare una storia più personale e’ arrivato molto spontaneamente. Quello che doveva essere un corto è diventato un lungometraggio, girato in poco più di un mese e con circa 40 ore di girato. Come racconta il regista, l’andamento della storia era chiaro fin dall’inizio ed in questo modo che il lavoro di post produzione è stato facilitato con il montaggio in contemporanea con le riprese.  Una sorta di countdown che racchiude dubbi, emozioni e previsioni su come sarebbe andato il disco di Bradley e su come il pubblico che ama quel genere musicale lo avrebbe ricevuto.
La storia di Bradley è emozionante, raccontata a cuore aperto e le vicende del suo passato come “Black Velvet”, un personaggio che cantava cover di James Brown, mostrano l’ascesa di un artista che con grande umiltà ha raggiunto quello che voleva. La sua relazione con la madre è strana ma profonda e, nonostante alcuni episodi burrascosi, Bradley non prova rancore ma solo grande positività e fede. Fino all’incontro con Daptone Records e i suoi discografici, che hanno lavorato con Amy Winehouse e che hanno intravisto la possibilitò di mettere finalmente in luce un personaggio unico, scrivendo insieme a Bradley delle canzoni che raccolgono tutte le complicazioni personali e familiari. Pezzi di storia profondi si intervallano a pezzi cantati, che acquistano grande valore proprio perché quello che lo spettatore ha per Bradley e’ grande rispetto ed ammirazione. La telecamera non sembra mai essere invasiva, piuttosto traspare un senso di fiducia di Bradley verso l’obiettivo, segno che il regista è riuscito ad instaurare un rapporto di amicizia con il regista. Charles Bradley: Soul of America ha avuto molto successo ed è stato selezionato in ben 50 film festival in tutto il mondo. Ha anche portato fortuna al disco dell’artista newyorkese, visto che la rivista Rolling Stone nel 2011 lo ha considerato uno dei migliori album dell’anno.

Vanessa Crocini

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