Sangue, fatica, lacrime e sudore in Abruzzo
Ci si perdoni se per l’occasione scomodiamo addirittura Winston Churchill, o per meglio dire quel suo celebre discorso in cui al popolo britannico, impegnato durante la Seconda Guerra Mondiale nel letale braccio di ferro con la Germania di Hitler, si offrivano con assoluta schiettezza “blood, toil, tears and sweat”. Dopotutto agli abitanti di Pacentro, borgo arroccato sull’Appennino abruzzese, la tradizionale Corsa degli Zingari già da qualche secolo offre ai primi di settembre un trattamento quasi altrettanto drastico: tanta fatica, sangue versato lungo il percorso, ferite ai piedi tali da lasciare i partecipanti con unghie staccate e talloni spaccati, lacrime all’arrivo dovute un po’ al dolore e un po’ alla soddisfazione di aver superato la prova.
Sì, perché questa festa antichissima vissuta nel segno della Tradizione prevede che gli iscritti alla gara (il cui albo d’oro è per i paesani che vi entrano motivo di grande orgoglio) scendano giù a passo svelto da un dirupo scosceso e irto di rocce, completamente scalzi, per poi risalire su uno stretto sentiero fino al paese, col traguardo posizionato all’ingresso di una chiesetta locale dedicata alla Madonna. Devozione mariana, sforzi sovrumani, resistenza al dolore e desiderio di primeggiare si intrecciano in un “rito di passaggio” vissuto con grande partecipazione emotiva sia dagli atleti che dal pubblico assiepato lungo il percorso, manco fosse il Giro d’Italia o il Tour de France.
Bello riscoprire l’infinità varietà degli usi e costumi della penisola attraverso il cinema. Soprattutto se ciò avviene tramite documentari sfaccettati e stilisticamente maturi come quello di Roberto Zazzara, eclettico cineasta nel cui curriculum compaiono lungometraggi di finzione (il thriller The Bunker Game), altri documentari (il pluripremiato e ugualmente bucolico Transumanza, ad esempio), cortometraggi (Tiro a vuoto), film interattivi (Claustrophonia) e serie televisive per Disney ed MTV.
Prodotto da IFA Scuola di Cinema e Recitazione in associazione con SULMONACINEMA, distribuito da Mescalito Film, presentato in anteprima mondiale alla 50a edizione dei Premi Internazionali Flaiano, Carne et ossa rende giustizia a chi anima questo plurisecolare appuntamento, facendone emergere il versante psicologico collettivo e individuale, gli archetipi profondi, il legame stesso con un paesaggio tanto aspro quanto capace di ammaliare gli spiriti più sensibili. Tra il mirato utilizzo dei materiali d’archivio e il ricorso per il girato a un bianco e nero carico di suggestioni, visivamente l’opera si impone allo sguardo di ognuno, rendendo epico il tracciato e indimenticabili i volti degli intervistati. Quasi tutti maschi, visto che la durissima prova era tradizionalmente riservata agli uomini, ma una grande emozione deriva pure dall’incontro con la prima (e unica, almeno fino all’inizio delle riprese) donna che in passato partecipò alla gara; incontro cui fa da contrappunto l’intervista a una donna più giovane intenzionata a ripercorrerne i passi, giacché Carne et ossa, oltre a documentare in modo encomiabile l’atmosfera che si respira a Pacentro prima e dopo l’evento, sa approcciare la corsa stessa con lo spirito di un film sportivo dotato di una tensione interna palpabile ad ogni passo.
Stefano Coccia