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Blame – Bats, Politics and a Planet out of Balance…

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VOTO: 7

Capri espiatori

Christian Frei è uno di quei registi al quale interessa molto il destino del mondo e dei milioni di abitanti che lo popolano. Lo dimostrano i documentari che ha diretto e prodotto sino a questo momento, compreso il più recente dal titolo Blame – Bats, Politics and a Planet out of Balance…, presentato nel concorso della 28esima edizione del Festival CinemAmbiente, laddove il cineasta svizzero è tornato sette anni dopo il premio vinto con Genesis 2.0 (co-diretto con il russo Maxim Arbugaev), nel quale risaliva sino ai tempi primordiali per intraprendere una rivisitazione della storia della creazione sino ai giorni nostri. E l’essere umano e ciò che lo circonda sono al centro anche di questa sua ultima fatica, nella quale riflette a voce alta sul rapporto tra scienza, politica e media. Lo fa con un lungometraggio fiume di oltre due ore che riavvolge le lancette dell’orologio sino al febbraio 2003, quando Hong Kong diventa il punto di partenza della prima grande epidemia del XXI secolo: la SARS. Nell’intraprendere le proprie ricerche sulla natura di questo virus, tre scienziati seguono la tesi secondo cui i pipistrelli potrebbero esserne gli ospiti naturali, anticipando, in tal modo, le ipotesi secondo cui anche la COVID-19 avrebbe potuto trovare origine in una grotta, nella provincia cinese dello Yunnan. Lo scoppio di quest’ultima pandemia pone Linfa Wang, Zhengli Shi e Peter Daszak al centro di un acceso dibattito mediatico senza precedenti. Accanto a loro, il quarto protagonista: il mammifero più noto nella cultura occidentale come foriero di presagi oscuri, sebbene presente sulla Terra da oltre cinquanta milioni di anni.
Della pandemia e delle sue funeste cronache si è mostrato e detto tantissimo a livello audiovisivo e giornalistico, in un furibondo dibattito mediatico che è sfociato in teorie complottistiche, gran parte delle quali inverosimili quanto improbabili, oltre che in veri e propri attacchi nei confronti di coloro che con le proprie competenze e studi hanno tentato di dare delle risposte scientifiche e fornire delle prove concrete in merito alle cause di quanto accaduto. Quello che ha provato a fare Fei, riuscendoci a nostro avviso, è stato districarsi prima e fare chiarezza poi sulla gigantesca mole di parole e immagini prodotte dal suddetto dibattito. Ed è qui che l’autore ha trovato il focus del suo film, circoscrivendo il discorso al rapporto tra scienza, media e politica. Un rapporto conflittuale, questo, che ha prodotto una ferocia battaglia sul campo senza vincitori né sconfitti, ma solo capri espiatori sui quali quali far ricadere tutte le colpe e i mali del mondo.
Documentarista attento, Frei si è dimostrato ancora una volta capace di circoscrivere perfettamente il proprio soggetto, mantenendo la bussola del racconto sempre nella giusta direzione. Blame – Bats, Politics and a Planet out of Balance… non va infatti a infilarsi e ad alimentare il già ricolmo calderone, e al contempo non si lascia schiacciare dal peso enorme di un tema tanto vasto. Questo infatti non l’ennesimo progetto generalista sul macro-tema del Covid, piuttosto una lente posta su degli aspetti che lo riguardano, vale a dire lo studio delle possibili cause e ciò che si è scatenato intorno ad esso sul piano mediatico. Il tutto tuffandosi nelle evidenze e nelle prove esistenti per tentare di capirne la grande complessità.
Il taglio e il modus operandi adottati dal regista di Schönenwerd rimangono dunque gli stessi dei precedenti lavori, come ad esempio il suo pluridecorato (nominato all’Oscar) War Photographer, nel quale ha parlato della guerra attraverso gli scatti e la macchina fotografica di James Nachtwey, mettendo di fronte lo spettatore all’ambivalenza della fotografia di guerra e al ruolo dei mass media. O come fatto anche nel 1997 in Ricardo, Miriam y Fidel, un commovente ritratto di un padre cubano e di sua figlia, lacerati tra la fede negli ideali rivoluzionari e il desiderio di emigrare negli Stati Uniti, in cui si guarda in modo critico alla società cubana, evitando tuttavia ogni presa di posizione netta. La specie umana e l’individuo restano dunque sempre al centro del discorso, con Frei che ci mette la faccia e la sua macchina da presa che rimangono vicini ai tre scienziati protagonisti, cogliendone i momenti autentici senza pendere di vista una visione del contesto più ampio. Partendo dalle loro disavventure durante la ricerca della verità, il cineasta elvetico mette insieme tutti i pezzi a disposizione con un lavoro che è al contempo scientifico e investigativo. Due aspetti che qui si fondono, trovando nella classica struttura a incastro fatta di interviste frontali, osservazione di eventi, grafiche, documenti e footage di varia natura, il veicolo di trasmissione al pubblico.

Francesco Del Grosso

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