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Black Eyed Dog

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VOTO: 7,5

Nessuno si salva da solo

Alessandro Cino Zolfanelli cresce a Roma, dove frequenta gli studi di cinematografia all’Università degli studi di Roma Tre. Dopo la laurea si trasferisce a Berlino dove studia scultura mentre lavora come membro della troupe in diversi progetti audiovisivi. Durante quel periodo sviluppa un forte interesse per l’animazione stop-motion come punto di incontro tra le sue passioni per il cinema e la scultura. Ed è da questo incontro che è nato anche il suo primo short dal titolo Black Eyed Dog, presentato in concorso alla settima edizione del Pop Corn Festival del Corto dopo un fortunata percorso festivaliero che lo ha visto fare tappa tra gli altri al Montreal International Animation Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella Città.
Zolfanelli ci porta al seguito di Franco, un bambino vivace che ama avventurarsi nei boschi per fotografare insetti e piccoli animali, che guarda con meraviglia. Un giorno, durante una delle sue spedizioni, si imbatte in una creatura impossibile: un gigantesco, mostruoso pesce fluttuante. Il trauma di questa visione lo cambia per sempre: diventa ossessionato dal mostro e lo disegna ripetutamente, per molti anni, cercarlo di riprodurlo perfettamente. Diventato ora un giovane uomo, in lui non v’è più traccia del suo entusiasmo infantile. Ha riposto la sua macchina fotografica su uno scaffale impolverato e sopravvive dando la caccia a quegli animali che un tempo fotografava con passione. Beniamino, il suo cane, cerca costantemente di distrarlo dalla sua ossessione e riportarlo alla vita.
L’autore mostra questo lento, difficile e faticoso risveglio di un’esistenza tormentata da un’ossessione che ha scaraventato il protagonista in un buco nero di angoscia e depressione, dal quale riuscirà grazie all’amore del fedele amico a quattro zampe e alla forza di volontà a riemergere. Black Eyed Dog è un dramma umano che si tinge di fantastico per poi muovere i suoi fili narrativi seguendo le traiettorie del romanzo di formazione. Il risultato è un “viaggio” spazio-temporale tanto fisico quanto psicologico attraverso il quale l’autore mostra la battaglia portata avanti da un uomo per liberarsi da un fardello che lo opprime e gli impedisce di tornare a vivere. Una battaglia, questa, nella quale troverà il sostegno e l’aiuto incondizionato di un cane, perché nessuno si salva da solo. E lungo il percorso di risalita che scandisce i passaggi di questa storia intensa e toccante, Zolfanelli affronta con sensibilità e in maniera mai banale temi dal peso specifico rilevante e universali come l’amicizia e il disagio psichico. Il tutto senza l’uso delle parole, ma solo ed esclusivamente attraverso silenzi, gesti e sguardi di grande forza comunicativa, resi possibili da una stop motion ben eseguita e fotografata, oltre che da un sound design che rende il cortometraggio un’esperienza immersiva.

Francesco Del Grosso

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