La tassista e lo stand up comedian
Ballywalter è un villaggio costiero nella contea di Down, a circa una quarantina di chilometri da Belfast; il viaggio in taxi tra la piccola località peninsulare e la città fa da perno al primo film come regista dell’atttore originario dello Sri Lanka Prasanna Puwanarajah, Ballywalter, proiettato in questi giorni alla Casa del Cinema di Roma nell’ambìto della 14ma edizione dell’Irish Film Festa, diretta come sempre da Susanna Pellis.
Protagonisti di questa commedia agrodolce tendente al dark, il noto stand up comedian Patrick Kielty, qui in un intenso ruolo drammatico, e la brava Seána Kerslake, a formare un duo inedito ed irresistibile; entrambi a proprio modo disconnessi dal mondo, trovano nel confronto reciproco la chiave per ritrovare se stessi e ricominciare a vivere.
La Kerslake è Eileen, giovane donna in profonda crisi personale; tornata a vivere con la madre e la sorella dopo la separazione dal fidanzato fedifrago, ne guida (illegalmente) il taxi, incontrando persone di ogni tipo. Tra queste, il problematico Shane (Kielty), anima persa rifugiatasi a Ballywalter per fuggire dal proprio passato, che trova uno spiraglio di luce nel corso settimanale di comicità seguito a Belfast. Senza patente per 6 mesi per un incidente stradale causato in stato di ebbrezza, contatta il taxi di Eileen per fare il tragitto ogni venerdì; due ore di viaggio tra andata e ritorno che spingeranno a poco a poco i diffidenti protagonisti alla confidenza reciproca. Un incontro improbabile, fatto di scontri e battute pungenti, che aiuterà entrambi a riprendere in mano le redini della propria vita.
Scritto da Stacey Gregg, che a Belfast è nato, Ballywalter è ambientato in una Irlanda molto lontana dalla tipica rappresentazione bucolica, intrisa piuttosto di un’atmosfera uggiosa e spenta, mostrando altresì tracce di un passato mai obliato né sopito, dai murales sbiaditi al memoriale dedicato alla giornalista Lyra McKee, uccisa durante gli scontri a Derry nel 2019. Uno sfondo che ben si confà alla depressione del protagonista Shane ed all’inadeguatezza di Eileen, ma che ben descrive anche l’atmosfera tipica di un Paese profondamente fratturato ancora oggi.
La stand up, terzo protagonista non dichiarato del film, è elemento fondamentale della rinascita di entrambi; a differenza del cabaret, che porta la risata allontanando lo spettatore dal grigiore del quotidiano, la stand up comedy parte dalle tragedie quotidiane per trasformarle in comicità, portando lo spettatore a ridere delle proprie debolezze. Il monologo di Shane nello spettacolo di fine corso ne è un esempio perfetto; mette a nudo se stesso, ribaltando la chiave di lettura e trovando la battuta su ogni disgrazia, conquistando colleghi, pubblico e spettatori.
Ma la comicità aleggia lungo tutto Ballywalter attraverso riferimenti concreti fatti dai due protagonisti, sprazzi di filmati, la verve caustica della Kerslake che si contrappone alla pacatezza dolente di Kielty: infatti, se la sua capacità di stand up comedian splende nel finale, per il resto del film Kielty mostra una eccellente vena drammatica, dimostrandosi un attore a tutto tondo.
Michela Aloisi