Abbiamo bisogno di una vita segreta…
Netflix pubblica la seconda serie 100% made in Italy. E questo secondo lavoro supera di gran lunga anche il precedente Suburra, lavorando nuovamente con un cast di giovani attori e non differenziandosi poi tanto dalla serie spagnola Elite. Baby non è il racconto sullo scandalo delle baby squillo – da cui è tratto il titolo della serie – che ha sconvolto la capitale diversi anni fa, ma è una visione di chi non riesce ad accontentarsi di essere già di per sé fortunato. Nascere ai Parioli, il quartiere più esclusivo e chic della capitale italiana, dovrebbe essere una benedizione; invece si scoprirà che per i ragazzi protagonisti della serie non sarà così. Nel corso dei sei episodi di questa prima stagione, i giovani protagonisti cercheranno di spingersi oltre i limiti della loro vita scoprendo cose belle ma anche orrende.
Parlando del cast, non si può non menzionare le due giovani protagoniste Chiara e Ludovica, interpretate superbamente da Benedetta Porcaroli e Alice Pagani. Le due giovani stelle nascenti del cinema italiano, confermano tutte le loro abilità, già ammirate in altri lavori, anche sul piccolo schermo. In Baby le due ragazze offrono una splendida performance condita da scene erotiche – non semplici – ma girate con straordinaria professionalità. Le due attrici mettono tutte loro stesse nei personaggi a tal punto che rispecchiano anche il forte carattere che le contraddistingue esternamente nella vita reale. Il cast è arricchito con altri attori, sia esordienti che già protagonisti in passato in altri ruoli: Brando Pacitto, Riccardo Mandolini e Mirko Trovato; uniti all’esperienza dei veterani quali sono Isabella Ferrari, Claudia Pandolfi, Tommaso Ragno e Paolo Calabresi. Proprio l’ex iena e comico merita una menzione particolare essendo alla sua prima esperienza da villain. Risulta strano vederlo in un ruolo diverso dal classico mattatore di risate ammirato in altre produzioni differenti, eppure Calabresi si cala perfettamente nei panni del cattivo di turno risultando tutto fuorché fuori ruolo. Dei giovani va segnalata la splendida recitazione di Riccardo Mandolini – protagonista di un ragazzo catapultato di punto in bianco nella cosiddetta élite dei Parioli – ma anche i passi indietro di Brando Pacitto e Mirko Trovato. I due ex Braccialetti Rossi risultano, verso la conclusione della serie, completamente alienati e superflui all’andamento della trama generale.
Baby consegna un messaggio al pubblico molto importante: non è oro tutto ciò che luccica. Anche chi possiede determinati lussi può facilmente cadere all’inferno e rischiare di non riemergerne più. La cronaca di quei giorni d’inchiesta che ha scombussolato la capitale lascia il tempo che trova. Gli sceneggiatori infatti (i “Grams”, collettivo di ventenni assai creativi) hanno preferito lasciare la cronaca rosa da una parte focalizzando il loro racconto sull’amicizia tra le due protagoniste – con caratteri completamente opposti – e sul loro viaggio nel mondo delle squillo e del sesso a pagamento nelle quali entrambe le protagoniste cadranno. Un plauso critico va fatto anche ai due registi della serie: Andrea De Sica e Anna Negri, capaci di far emergere sentimenti ed emozioni delle protagoniste tramite ottime inquadrature e primi piani, senza creare scene di nudo integrale. Inoltre, la regia cura anche molto l’aspetto tecnologico rispecchiando l’era social nella quale ci troviamo. L’unica pecca è forse la fotografia, troppo spesso oscurata quasi come a dire che il cielo sulle due protagoniste è sempre nero. Guardando Baby, si ipotizza che per le due ragazze il cielo potrebbe rasserenarsi in un qualunque momento. La colonna sonora è un miscuglio di brani pop, brani techno, rap e brani d’autore; rispecchia sicuramente le scelte dei giovani di oggi e rende la serie molto più pop di quanto non sia già. Tuttavia alcuni brani non combaciano con i momenti che vanno in scena risultando di scarso accompagnamento.
A livello generale però la serie è molto apprezzabile, racconta un tema giovanile di grande interesse ed è un prodotto costruito al meglio grazie al supporto di Netflix che, come Chiara e Ludovica, tende sempre a spingersi oltre i suoi limiti.
Stefano Berardo