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Aladdin

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VOTO: 9

La favola prende vita

Spettacolare. Guy Ritchie, regista e co-sceneggiatore del nuovo prodotto targato Disney, Aladdin, non delude le aspettative. Anzi, le supera. Raccontare la favola di Aladino e Jasmine fuori dal mondo dei cartoni animati poteva sembrare vano, e persino ridondante, nella cinematografia dedicata alla storia della lampada magica; ma l’Aladdin di Ritchie riprende i fasti del musical e lo condisce con effetti speciali e paesaggi mozzafiato. Splendida la fotografia, bellissimi i costumi, una colonna sonora che avvolge e porta lo spettatore in un mondo di fiaba.

La storia di Aladdin è nota; ma non ai due figli del marinaio che introduce il racconto per loro, e quindi per gli spettatori; tecnica stilistica non originalissima ma d’effetto, soprattutto nel dipanarsi della storia, quando la sua vera identità sarà rivelata. Aladdin è un giovane ladro dal cuore d’oro che ha come compagna d’avventura la scimmietta Abu; un giorno incontra la principessa Jasmine in giro in incognito tra il suo popolo e, ignaro di chi sia in realtà, se ne innamora, arrivando ad intrufolarsi nel palazzo per incontrarla ancora. Qui viene scoperto dal cattivo Jafar, che gli rivela l’identità della principessa e lo porta nella grotta dove è custodita la lampada magica, perché la prenda per lui. Aladdin troverà la lampada ed anche un curioso tappeto volante; ma l’avidità ed il cuore nero di Jafar gli faranno perdere il tesoro anelato, che rimarrà all’ignaro Aladdin. Sarà il tappeto volante a fargli scoprire il segreto della lampada… ed ecco arriva il Genio. E con lui la parte più esplosiva e colorata del film: dalla sua presentazione alla trasformazione di Aladdin in principe perché possa ambire alla mano di Jasmine, fino al suo arrivo a Palazzo e il corteggiamento della Principessa, è un turbinio di musica e colori, balli, acrobazie ed effetti speciali, quasi come se il vecchio cartone animato Disney avesse preso vita. Una tecnica simile a quella usata per il delicato e divertente Come d’incanto, solo che lì cartoni ed umani interagivano per tutto il film, mentre in Aladdin il cartone è umano. La storia scorre poi senza tregua fino all’ultimo frame: scoperto ancora da Jafar, Aladdin perderà la lampada, che il villain del film userà per spodestare il sultano, papà di Jasmine; solo la sua astuzia porterà alla sconfitta del cattivo ed al lieto fine.

Molti i punti interessanti toccati dal film: l’amicizia che nasce tra il Genio, solo da troppo tempo, ed Aladdin; il femminismo di Jasmine, che vorrebbe succedere al padre come guida del suo popolo (notevole il suo discorso alla guardia fedele, costretta a obbedire a Jafar, per riportarlo alla fedeltà al vero sultano); il rapporto tra Aladdin e Jasmine, anacronistico per la sua modernità nel mondo delle Mille e una notte. Amicizia, amore, riconoscimento del ruolo della donna, buoni sentimenti e lieto fine sono gli ingredienti principali di Aladdin; a dargli un pizzico di pepe, la scelta del musical come mezzo espressivo, esplosivo e straripante.
Ottimi poi tutti gli interpreti; tra tutti, singolare, ma azzeccatissima, la scelta del Genio in carne ed ossa: un Will Smith inedito ed in gran forma, che diverte e commuove fino alle lacrime. Ma da tener d’occhio anche la maestosa tigre, fedele animale da guardia della principessa, tenero e regale gattone gigante che sa guardare nel cuore delle persone… e che conquista quello degli spettatori con un singolo ruggito.

Michela Aloisi

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