Sulle tracce di un lungometraggio “perduto”
Sergio Nuti non è un nome molto ricordato oggi. Eppure è stato un importante montatore negli anni settanta/ottanta del cinema italiano, contribuendo alla realizzazione (tra gli altri) di film come Maledetti vi amerò (1980), esordio di Marco Tullio Giordana (autore a cui rimarrà legato da una profonda e duratura amicizia) e Gli occhi, la bocca di Marco Bellocchio (1982). Ed oltre ad aver lavorato come montatore è stato, in un’unica occasione, anche regista e attore. Questo primo e ultimo esperimento ha generato un film come Non contate su di noi.
Distribuito in pochissime sale, autoprodotto e arrivato sul mercato in un periodo dove la droga non era ancora particolarmente sdoganata come argomento (il più celebre e celebrato Amore tossico di Claudio Caligari arriverà cinque anni più tardi, negli anni ottanta) il film finì presto nel vasto dimenticatoio del cinema italiano insieme al suo autore. C’è però un dettaglio importante da sottolineare: il film si aggiudicò il Nastro d’argento per il miglior regista esordiente, quindi ebbe un riconoscimento ufficiale da parte del mondo del cinema. Ecco, visionando questo lavoro oggi riesce faticoso capire il motivo per cui in seguito quel mondo lo abbia praticamente rimosso e lasciato da parte. Scritto dal regista, l’attrice protagonista Francesca Ferrari e Gianloreto Carbone (più il produttore Manfredi Marzano, non accreditato) appare ancora adesso un chiaro ed esemplificativo documento di quell’epoca. Il grido disperato di una generazione portata o meglio obbligata a rifugiarsi nella droga dopo aver visto andare i frantumi i propri sogni e i propri ideali. Il titolo non lascia troppo all’immaginazione: non contate su di noi, generazione di illusi ora emarginati, non più utili ad una rivoluzione rimasta soltanto un’ipotesi. Senza vie d’uscita, ci troviamo davanti alla presa di coscienza di un fallimento. E probabilmente il pubblico dell’epoca non era davvero pronto per un ritratto generazionale così diretto e dal sapore neorealista. Pronto per un’opera meno avvicinabile rispetto ad altri prodotti coevi (e che riscossero un certo successo di pubblico e di critica) come Ecce bombo del giovanissimo Nanni Moretti (finalista al Premio Rizzoli del 1978 proprio insieme a Non contate su di noi), opera precisa e delicata ma tuttavia sicuramente più abbordabile e leggera nell’affrontare personaggi per certi versi affini a quelli del film di Nuti. E sia chiaro, non si vuole far apparire questa piccola produzione per un film esemplare, ma di certo sarebbe giusto riconoscergli finalmente i suoi meriti e i suoi pregi: tra i tanti quello, è giusto ribadirlo, di aver deciso di affrontare con una notevole sfrontatezza un argomento così centrale e allo stesso tempo così marginale per l’epoca come la tossicodipendenza dalla parte dei tossicodipendenti.
Firma la petizione, lanciata da Tutti parlano di Cinema: https://www.change.org/p/restauro-e-realizzazione-dvd-blu-ray-disc-del-film-non-contate-su-di-noi-di-sergio-nuti