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Madame Hyde

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VOTO: 5

Marvel Hyde

Nell’ennesima versione cinematografica del romanzo “Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde” di Robert Stevenson, al netto delle critiche che può ricevere Madame Hyde, si può constatare, senza ombra di dubbio, che la scelta di far incarnare il personaggio (o i due personaggi) a Isabelle Huppert era inevitabile e perfetta. L’acclamata attrice francese è stata nella sua lunga carriera ambedue le figure, alternando personaggi pacati a ruoli aggressivi, tendendo però a interpretare spesso personaggi dall’animo oscuro, con una forza “maledetta” dentro che esplode improvvisamente. Il suo fisico minuto, però teso e combattivo, è il punto di contatto perfetto per dare forma a un potente “Hyde” nascosto nel corpicino borghese di una Jekyll. Ma questo valente e funzionale elemento interpretativo, non riesce a risollevare e dare energia a questa fiacca versione grottesca.

Diretto da Serge Bozon, noto maggiormente come attore (La noia o Le chambre bleue, per prendere due esempi interessanti distribuiti anche in Italia), e sceneggiato da lui stesso, Madame Hyde perde di consistenza narrativa mentre avanza. La tesa e fredda atmosfera iniziale, venata già di ironico sarcasmo, si trasforma nella durata di proiezione in una blanda storia in cui il – tenue – cambio caratteriale della protagonista, corroborato da tentativi di causticità, non riesce a graffiare veramente. Eppure spunti interessanti per comporre una corrosiva variazione femminile borghese e il doppio oscuro celato nel proprio subcosciente ce n’erano, anche tramite l’aggiunta di un sentimento “marveliano”. L’idea di contaminare la vecchia trama di Robert Stevenson con spunti derivati dalle onnipresenti pellicole sui supereroi, poteva e doveva essere sviluppata maggiormente e con più efficacia. La mingherlina professoressa/scienziata Géquil viene considerata una “diversa” della società in cui vive, con problemi nella vita quotidiana lavorativa, e che improvvisamente si ritrova, mentre fa un esperimento, dotata di una straordinaria forza. In pratica il famoso motto: Supereroi con Super problemi.
La trasformazione, notturna, in un Hyde luminescente e incandescente, diviene l’espressione visiva dei desideri inappagati della signora Géquil. Da fredda e compassata donna, diviene una solerte vendicatrice, che con il suo tocco rovente può abbrustolire qualsiasi cosa tocchi (o che lei non approva). L’energia acquisita, seppure non la cambi completamente (in classe gli studenti continuano a vessarla), mutano solo il suo atteggiamento emotivo, e si sente in dovere di aiutare lo “storpio” e sbruffone , però intelligente, Malik. Un ragazzo con handicap (fuori dalla scuola tutti lo escludono) e di basso ceto, in cui la Géquil si rispecchia, e aiutandolo vuole tirarlo fuori da questa situazione.
Eppure con tutte queste argomentazioni, ironiche, umanistiche, pseudo-sessuali, alla fine la trama non si evolve. Tutte le novità innestate sul vecchio romanzo, restano in superficie, e non si capisce se volevano essere finanche una parodia “demenziale”. L’iconoclastia, soprattutto verbale, resta un buffetto, e rimangono solamente delle amene scene che possono generare un sorriso, attraverso personaggi che sono figurine non completante riempite, come lo strambo e perverso Preside del liceo (ben interpretato da Romain Duris), che se sviluppato maggiormente, sarebbe stato una perversa figura. Quello che rimane, quindi, è riscontrare come Isabelle Huppert sia sempre brava nel dare spessore e varietà ai personaggi che interpreta e, oltretutto, coraggiosa nel mostrare il seno nudo a sessantaquattro anni. Non a caso l’unico premio conquistato da Madame Hyde è il Pardo per la migliore interpretazione femminile, a Locarno 2017.

Roberto Baldassarre

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