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Får (Sheep)

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VOTO: 7,5

E le pecore stanno a guardare

La sezione Europe Now! della 42ma edizione del Bergamo Film Meeting è dedicata alla filmografia della danese Frederikke Aspöck, dello svedese Lukas Moodysson e dello sloveno Metod Pevec, tre autori il cui cinema, decisamente attuale, è accomunato da una forte autenticità e vulnerabilità dei propri personaggi, oltreché da una loro universalità di carattere.

Della Aspöck abbiamo visto, tra gli altri, il mediometraggio del 2009 Får (Sheep), in cui pacifiche e alquanto silenziose pecore assistono ad una tragicomica storia familiare. Nella casa estiva di Mogens e sua moglie Bitten arrivano, per festeggiare il solstizio con il tradizionale falò, la figlia Kira, recentemente abbandonata dal marito e con un figlio in fasce, e, in anticipo di un giorno, gli amici Janne e Steen. Ben presto emergono tensioni nascoste e segreti ormai svelati, in un gioco psicologico al massacro che esplode senza colpo ferire ma lasciando “al tappeto” il principale colpevole.

In Får vediamo la cifra del cinema della Aspöck: la tensione tra le parti in gioco, i confronti serrati tra i suoi protagonisti, respingenti eppure veri, risibili ma vulnerabili, dotati di quella autenticità e complessità che rende impossibile allo spettatore non immedesimarsi in loro. Mogens e Bitten rappresentano una coppia universale, con i propri problemi, rigidità e paure; che la storia sia ambientata in una tranquilla casa di campagna o su un’isolotto semideserto (come nel caso di Labrador), è comunque il rapporto tra i protagonisti il fulcro, mentre gli intrecci assumono via via il sapore della commedia grottesca, della farsa, stemperando una cupezza di fondo che accomuna l’umanità degli stessi descritta dalla regista. Får diverte nella sua accezione surreale della realtà stessa, grazie alla capacità della Aspöck di trasformare un plot tutto sommato ordinario in qualcosa di estremamente originale ed irresistibile; quella di Mogens e Bitten è una storia comune ed al tempo stesso universale, che lo spettatore vede attraverso l’occhio pacioso di ovini che pascolano. Le pecore di Far sono per la regista come il teatrale coro greco, che assiste a tutto ciò che accade e lo commenta… belando, filtrando tensioni ed assurdità che caratterizzano la vita stessa.

Michela Aloisi

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