Classe 1920
Tutte le strade portano a Roma ed è proprio nella Capitale, per la precisione sullo schermo del Cinema Farnese, che Beo sarà protagonista di un doppio appuntamento l’11 e il 12 marzo. Il documentario diretto da Stefano Viali e Francesca Pirani torna nella città che nel novembre del 2017 lo aveva tenuto a battesimo con la prima fortunata apparizione pubblica nel programma della 16esima edizione del Rome Independent Film Festival, laddove si era aggiudicato il premio per la migliore opera della sezione dedicata al cinema del reale. Riconoscimento, questo, al quale ne sono seguiti degli altri altrettanto importanti come il Silver Palm Award al Mexico International Film Festival 2018 o il Premio Speciale “Luis Bacalov” per la migliore colonna sonora al Bellaria Film Festival 2018. Spartiti, quelli firmati da Piernicola Di Muro ed eseguiti dalla The Budapest Scoring Synphonic Orchestra diretta da Peter Pejtsik, nei quali hanno trovato il loro spazio anche dei preziosi e avvolgenti brani (“Il Silenzio” e “L’Inno dei lavoratori”) interpretati da Paolo Fresu (tromba e flicorno) e Daniele di Bonaventura (bandoneon), che rappresentano il valore aggiunto della pellicola.
Sono, infatti, le suddette note ad accompagnare i 60 minuti circa di immagini e parole che vanno a comporre la timeline di un ritratto biografico che ci conduce in punta di piedi nella straordinaria vita di un uomo “speciale”, Pompilio Baldacci, meglio conosciuto come Beo. Un uomo comune, classe 1920, il cui nome non lo troverete di certo nei libri di storia, ma che con il coraggio e la tenacia ha dato il suo contributo alla causa scrivendone qualche riga.
Il film è un video-diario che prende in consegna, attraverso sessioni di interviste frontali, osservazione e pedinamenti nel quotidiano tra le mura domestiche e le colline del Montefeltro, un flusso orale fatto di ricordi, aneddoti, emozioni, gesti e silenzi: l’infanzia contadina, la giovinezza nel lavoro nei campi, la guerra in Grecia e in Albania, la Resistenza, la militanza politica, l’emigrazione. E le tante discussioni sul futuro della sinistra (se non dell’umanità tutta…). Ciò fa del documentario di Viali e Pirani una testimonianza meritevole di essere stata “catturata”, impressa e poi restituita al pubblico. Qualcosa di intimo e privato che spalanca i propri orizzonti alla storia con la “S” maiuscola, raccolto dagli autori attraverso un dialogo sincero, onesto, aperto e rispettoso con il protagonista che racconta e si racconta senza risparmiarsi, restituendo sullo schermo una prospettiva inedita utile a ripercorrere il nostro Novecento attraverso un suo naturale e straordinario testimone.
Beo è un documentario fatto di piccole e grandi cose che prima di essere guardate vanno ascoltate con grande attenzione, perché è nelle parole e nelle riflessioni a voce alta che è racchiuso il valore intrinseco di un’opera la cui importanza sta nell’aiutare lo spettatore di turno, qualsiasi esso sia, a coltivare la memoria di un tempo lontano, ma al quale tutti noi, comprese le nuove generazioni, sono legate da un vincolo indissolubile.
Francesco Del Grosso