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Attori di provincia

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VOTO: 8

Guarda la Luna

Tra i titoli della rassegna Grandi Classici del Cinema Polacco, sezione della 12ma edizione di CiakPolska dedicata ai film più significativi del cinema polacco, il lungometraggio d’esordio della regista Agnieszka Holland, Attori di Provincia (Aktorzy Prowincjonalni, 1979), scritto a quattro mani con Witold Zatorski, mescola cinema e teatro in un ritratto della Polonia ancora satellite comunista dell’Urss, dipinto dalle speranze, le gelosie e le crisi famigliari di un gruppo di attori di un piccolo teatro di provincia.

La compagnia stabile del teatro viene chiamata a mettere in scena la pièce Liberazione di Stanislav Wyspianski sotto la direzione di Szczepan, un regista di Varsavia; le idee nuove e barocche ai limiti del kitsch, ma soprattutto i tagli al copione, saranno motivo del contendere in particolare per l’attore principale, Krzystof, che vede lo spettacolo come la sua grande occasione per emergere ed abbandonare la provincia. La sua frustrazione artistica sta minando anche il rapporto decennale con la moglie Anka, costretta a lasciare l’università ed ora burattinaia negli spettacoli per bambini. In una sorta di dietro le quinte, la Holland ci mostra gli attori nei reciproci rapporti fuori dal teatro e soprattutto la vita della coppia, che diventa il fulcro della storia e simbolo di una Polonia inquieta ed insoddisfatta.

Il testo teatrale da rappresentare, non a caso è Liberazione; liberazione da cosa, si chiede Krzystof, e con lui il pubblico del Palazzo delle Esposizioni presente alla proiezione. Il film è uscito nel 1979; e nel giugno dello stesso anno, la tanto attesa visita di Papa Giovanni Paolo II ha aperto la speranza per una liberazione dello stato polacco, primo seme per il crollo del comunismo avvenuto dieci anni dopo con la caduta del Muro. La Holland tuttavia non pone l’accento prevalentemente sulla politica, limitandosi a raccontare la società polacca dell’epoca, in cui il socialismo reale era parte della vita di tutti i cittadini; la sua è anche una sottile rivendicazione al femminile, in cui la donna, dalle attrici della compagnia ad Anka, fino alla sua vecchia compagna di studi economicamente realizzata, inizia a prendere consapevolezza di se stessa ed a ridefinire i rapporti, non solo quelli amorosi.

Pur essendo frutto di un’epoca che sembra lontana anni luce sebbene siano passati meno di cinquant’anni, al tempo stesso, Attori di Provincia è un film decisamente attuale per quanto riguarda gli attori ed il mondo del teatro, soprattutto per le piccole compagnie. Le amicizie, i dissidi, le gelosie, le speranze di essere notati per fare il salto di qualità e diventare famosi, l’importanza di una recensione positiva (a tal proposito, ci preme citare il piccolo ma significativo ruolo del grandissimo Jerzy Stuhr nel ruolo di un critico teatrale); un fiume in piena che si placa non appena si alza il sipario e la rappresenzione ha inizio, quando l’Attore diventa il suo Personaggio ed Arte e Vita si confondono in un tutt’uno.
C’è una canzone che amiamo molto, e che descrive altrettanto bene il mestiere dell’attore, le sue fragilità e la sua passione, Il dito e la luna del menestrello Angelo Branduardi, cui vorremmo affidare la conclusione della nostra disamina.

C’è un sipario che s’alza
C’è un sipario che cala
Si consuma la corda e la tela

Sì per noi vecchi attori
E per voi vecchie attrici
I ricordi si fan cicatrici

Non è il senno di poi
Che ci aiuta a correggere
Con il tempo ogni errore
Che nel tempo si fa

Mentre ancora chi guarda
Nel silenzio allibito
Già sussurra: “l’artista è impazzito”

“Come i gatti di notte
Sotto stelle sbiadite
Crede forse di aver sette vite?”

Quando invece col dito
Indicare la luna
Vuole dire non averne nessuna

C’è una sedia da sempre
Nella fila davanti
Riservata per noi commedianti

Perché mai la fortuna,
che è distratta e furtiva,
ha avvertito la sera che arriva

Nella cinta semmai altri buchi da stringere
e allargare un sorriso se è così che si fa

Con la luce che scende
col sipario che cala
si consuma la corda e la tela

Si divide d’un tratto
da chi ha solo assistito
chi indicava la luna col dito

E ogni volta lo sciocco
che di vite ne ha una
guarda il dito e non guarda la luna
guarda il dito e non guarda la luna

“Il doto e la luna”, Angelo Branduardi

Michela Aloisi

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