Paesaggi naturali e paesaggi dell’anima
Ecco, ho finito, ho finito anche di essere uno scrittore
-se mai lo sono stata-,
ma sono lieta di averlo tentato.
Sono lieta di aver speso la mia vita per questo.
E dirvi com’è bello pensare strutture
di luce, e gettarle come reti aeree sulla terra,
perché essa non sia più quel luogo buio e perduto
che a molti appare
Anna Maria Ortese
Ha avuto inizio la sera del 5 giugno al Circolo ARCI Arcobaleno una quarta edizione di Indiecinema Film Festival, giunta ai blocchi di partenza con alcune interessanti novità: intanto, come ci hanno confidato gli organizzatori, quella al via è una “short edition” estiva cui farà seguito un’altra “short edition” a dicembre, sicché – anche per accontentare gli appassionati di “numerologia” – al termine del 2025 Indiecinema (progetto inaugurato nel 2020) potrà dire di avere all’attivo ben 5 edizioni. Con una ricorrenza del numero “5”, a partire dall’evento inaugurale programmato il cinque giugno, che salta subito agli occhi. Cinque per la gloria, verrebbe voglia di titolare, citando un film di guerra diretto da Roger Corman nel 1964.
L’altra novità importante riguarda direttamente lo staff del festival. A fare gli onori di casa è stata infatti la nuova Direttrice Artistica del festival, l’attrice e giornalista Michela Aloisi, coadiuvata peraltro in sala da altri due “pionieri” della piccola manifestazione cinematografica, il critico cinematografico Stefano Coccia e il regista Fabio Del Greco.
Ospite d’eccezione il giovane cineasta Matteo Scarfò, che assieme ad Alessandra Pescetta ha forse il record di presenze al festival in questione, dove col corto Pale Blue Dot: A Tale of Two Stargazers ottenne anche nella seconda edizione una prestigiosa Menzione speciale. Quest’anno invece il regista ha iscritto al Concorso Documentari un nuovo lavoro, Anna Maria Ortese: Viaggio in Calabria, realizzato intorno alla biografia e alle opere di una delle più grandi scrittrici italiane del Novecento (per quanto un po’ bistrattata, a volte, in certi circoli intellettuali); idea nata, peraltro, sulla scia dell’opera teatrale scritta dal padre Giovanni Scarfò in collaborazione con la scrittrice Angela Bubba e intitolata “La Straniera”, vincitrice del Premio Fersen 2021 per la drammaturgia e andata in scena nel 2019 a Roma e a Vasto con l’attrice Melania Fiore.
In Anna Maria Ortese: Viaggio in Calabria presenza femminile forte è quella di un’altra attrice, Francesca la Scala, il cui sguardo penetrante e magnetico va a sottolineare gli stati d’animo e le atmosfere di un film che sarebbe più corretto definire docu-fiction, giacché non si limita a documentare i principali passaggi biografici e le creazioni letterarie di tale autrice, ma ne sonda l’immaginario in modo potente, ispirato, anche attraverso brevi segmenti di finzione.
Anna Ortese e la Calabria: un processo di osmosi che trasuda povertà, dignità, desiderio di emergere in ambito letterario senza tradire le proprie origini, ma anche lunghe passeggiate in quegli ambienti montani e marittimi che rapiscono lo sguardo, non senza un filo di malinconia. Matteo Scarfò è bravo qui a far parlare il paesaggio stesso, lasciando che le sparute presenze umane dialoghino con ciò che le sovrasta, anche letteralmente, se si considerano certe belle riprese effettuate col drone in cui lo sguardo si stacca da terra per librarsi sopra un lago o sopra una chiesetta in rovina.
L’instancabile attività letteraria della Ortese, di cui restano impressi la rappresentazione empatica della condizione degli ultimi, degli emarginati, il rapporto intenso e personale con il cinematografo stesso, come pure certi accenni di trascendenza e di “realismo magico”, esce fuori in modo alquanto sfaccettato e analitico dalle più canoniche interviste con esperti di letteratura, che non mancano neanche di segnalare quanto forte e sincero fosse l’amore della scrittrice per gli animali. A puntellare ulteriormente il ritratto di questa donna animata da grande generosità a coraggio, vi sono poi i materiali di repertorio, soprattutto fotografici, che il regista ha voluto dosare in modo quasi parsimonioso; sia perché sono meno di quanto uno possa immaginare, considerando la caratura del personaggio, sia perché molto più evocativo è risultato evocarne la figura per vie oblique, come quando ascoltiamo l’audio del servizio che testimonia la presenza di Anna Maria Ortese a un importante premio letterario, ma non vediamo le immagini, poiché la macchina da presa si sofferma invece sugli sguardi incuriositi di alcune studentesse che, proprio attraverso la visione di quel datato reportage, stanno idealmente prendendo confidenza con lei.
Giancarlo Marmitta









