Pane, burro, miele e tanta fantasia
Per vedere Amrum il pubblico nostrano e coloro che non hanno avuto modo di assistere alla première mondiale al 78° Festival di Cannes 2025 dovranno attendere il prossimo anno, quando BIM distribuirà nelle sale l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Fatih Akin. Questo a meno che altri come noi lo scorso 8 novembre non abbiano preso parte alla serata inaugurale della 18esima edizione di Piccolo Grande Cinema all’Arlecchino di Milano, dove la pellicola firmata dal regista amburghese è stata presentata in anteprima italiana come film d’apertura.
Il titolo chiama in causa l’omonima isola delle Frisone Settentrionali situata sulla costa tedesca del Mare del Nord, laddove durante le turbolente ultime settimane della Seconda Guerra Mondiale è ambientata la vicenda in oggetto, quella di Nanning, un dodicenne che intraprende un commovente e coraggioso percorso di crescita per aiutare la madre. Tra le onde, la sabbia e il silenzio, la sua infanzia si intreccia con la durezza del conflitto e con la fragile bellezza di un’umanità che tenta di sopravvivere. Ma quando la pace finalmente arriva, porta con sé un’ombra inattesa, che costringerà il giovane protagonista, qui interpretato dal talentuoso ed espressivo Jasper Billerbeck, a guardare oltre l’orizzonte dell’innocenza.
Di fatto i capitoli del romanzo di formazione si innestano e scorrono parallelamente con le pagine nere e sanguinose di un period-drama a sfondo bellico, con la mente che torna per assonanza a L’Impero del sole e a tanti capolavori del passato (tra cui Ladri di biciclette e Sciuscià). Ed è a quelle pietre miliari, con tutte le distanze e il rispetto del caso, che il cineasta tedesco e il collega Hark Bohm hanno sicuramente fatto riferimento nel processo di scrittura di un’opera che sulla carta, per approccio e contenuti, appare un corpo estraneo nella filmografia di Akin. Lontano e insolitamente misurato rispetto a ciò che il regista ha portato sul grande schermo sino a questo momento, Amrum con altissima percentuale rimarrà un unicum nella sua produzione a meno di un futuro quanto improbabile cambio di rotta. Staremo a vedere, anche se la prossima pellicola attualmente in fase di post-produzione dai primi rumors sembra già escluderlo. La diversità rispetto alle scelte operate in passato derivano dal fatto che non sarebbe dovuto essere lui a sedersi dietro la cinepresa. Il film originariamente avrebbe dovuto essere diretto da Bohm, oggi poco meno che novantenne, con cui il cineasta d’origine turca aveva già lavorato per Oltre la notte, che ne aveva scritto la sceneggiatura insieme ad Akın ispirandosi alla propria infanzia ad Amrum, prima di dover rinunciare alla regia per ragioni di salute. Bohm ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale, da bambino, proprio in un piccolo villaggio rurale sull’isola di Amrum, all’interno diuna comunità scissa tra i devoti assoluti al Reich e gli insofferenti nei confronti di Hitler e della sua politica bellica.
Prese le redini di un film che avrebbe solo dovuto produrre e fatta sua la storia, Akın mette il timbro su un’opera personale, sentita e visivamente affascinante, capace di alternare tensione drammatica e momenti di lirismo tra scenari mozzafiato sia bucolici che marittimi. Con una regia sobria, decisamente addomesticata e messa al servizio dei personaggi e della vicenda narrata, l’autore cuce i fili della grande Storia con quelli più intimi di una biografia scritta in punta di matita.
Francesco Del Grosso









