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Murk

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VOTO: 7,5

L’oscurità nella mente

In concorso alla 23ma edizione del Ravenna Nightmare Film Fest, Murk (Oscurità) di Martin Vrede Nielsen traccia un confine estremamente labile tra soprannaturale e malattia mentale: l’oscurità è reale o nasce dalle paure di una mente al limite? Il lungometraggio danese lascia aperta la porta a diverse interpretazioni, mentre si addentra nel buio sempre più profondo di riti norreni e depressione, spiriti maligni e pazzia condivisa.

La vita di Jacob (Jens Sætter-Lassen) va in frantumi quando l’amata moglie Maja (Julie Christiansen) viene ricoverata in ospedale per una grave depressione; rimasto solo ad occuparsi del figlioletto di sei anni, Johannes (Louis Trinskjær), Jacob inizia ad avere la sensazione che in casa ci sia qualcosa di strano, mentre il bimbo costruisce con le pietre un altare che cresce fino a diventare una strana caverna e parla con un inquietante amico immaginario. Pazzia o possessione? Per lo psicologo di Jacob non ci sono dubbi, mentre lo spettatore viene trascinato in una lenta danza verso l’incubo insieme ai protagonisti di questo dramma scandinavo in perfetto equilibrio tra horror e razionalità.

Il film nasce dalla necessità di trattare il problema della malattia mentale, che nelle società del nord Europa è stigmatizzata; in questo senso, Murk è una sottile critica sociale a largo raggio sull’ambiente, sulla distanza emotiva di psicologi, colleghi, insegnanti dal dramma di Jacob e Maja, sul tabù che fa paura e spinge ad isolare chi ha questo problema, soprattutto in paesi meno abituati a socializzare nella vita quotidiana. Sulla base del libro di Teddy Vork, i fratelli Vrede Nielsen (Martin regista, Michael produttore) hanno scelto di affrontare il tema utilizzando il genere horror, che parte dai miti norreni e diventa esplorazione della malattia mentale. Un lavoro in sinergia, evidente soprattutto nell’editing parallelo: ognuno ha lavorato su una parte del film, poi se le sono scambiate per arrivare ad un risultato finale che soddisfacesse entrambi.

Murk è un viaggio nell’oscurità; una oscurità simbolica, che attrae a prescindere e colpisce tutta la famiglia: non si scappa da essa, ovunque sia centrata, nella mente dei protagonisti o nell’entità che cresce, diventando sempre più inquietante. Un film potente, diretto, che ci porta verso un mondo parallelo per poi tornare indietro, che entra ed esce dall’orrore del genere senza fornire una vera risposta. Perché alla fine, non importa sapere se il mostro è reale oppure no, l’oscurità è già insita nell’essere umano.

Michela Aloisi

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