Punto di rottura
Nato e cresciuto nel XII arrondissement di Parigi, Thomas Ngijol ha conosciuto la popolarità come attore grazie a una serie di commedie di successo per il piccolo e grande schermo, oltre che in teatro. Nel mentre ha potuto cimentarsi anche dietro la macchina da presa firmando la regia a quattro mani e in solitaria di alcuni lungometraggi, ultimo dei quali presentato in anteprima mondiale alla “Quinzaine des Cinéastes” del 78° Festival di Cannes e più recentemente nel concorso della 35esima edizione del Noir in Festival.
Ed è proprio nel corso della kermesse milanese che abbiamo avuto la possibilità di recuperare la pellicola in questione dal titolo Indomptables (Untamable). Una pellicola, questa, girata interamente in Camerun, il suo paese d’origine, che ha scritto con Patrick Rocher, diretto e ovviamente interpretato. Ngijol ci conduce in quel di Yaoundé, calandosi per l’occasione nei panni di Zachary Billong, un commissario impegnato nelle indagini sull’omicidio di un agente della polizia locale. Per le strade e a casa, lotta senza sosta per mantenere l’ordine. Sempre impeccabile in giacca e cravatta, integerrimo e con un gran fiuto, non ha problemi a ricorrere a metodi investigativi e pratiche a limite pur di consegnare i responsabili delle malefatte alle patrie galere. La stessa severità e durezza la ritroviamo tra le mura domestiche, laddove la sua autorità genitoriale, profondamente bigotta, viene apertamente messa in discussione dalla figlia maggiore e dal primo dei quattro fratelli maschi. Il tutto sotto gli occhi di una madre di famiglia e di una moglie che non ha alcuna stima di lui. Nella sua ricerca della verità e sotto la pressione delle persone a lui più vicine, dei suoi superiori, del caos imperante e della sua stessa coscienza, il sentenzioso Billong, alle prese con una serie di dilemmi, sente la sua personalità incrinarsi. Indomptables si muove perfettamente e in maniera equilibrata nella dimensione pubblica e privata del protagonista, mostrando il processo che porterà nell’arco narrativo e nella one-line queste due sfere a sovrapporsi fino ad entrare in rotta di collisione.
L’attore e regista francese rappresenta il valore aggiunto tanto per se stesso quanto per il suo film. Affidandosi il ruolo principale ha infatti alzato e di molto l’asticella, con una performance davvero efficace. Notevole è il modo in cui Ngijol ha saputo restituire sullo schermo la complessa personalità di uomo di principi e tradizioni che arriva inevitabilmente a un punto di rottura dopo un percorso umano e professionale che fino a quel dato momento non era mai riuscito a scindere. Un percorso che prende forma e sostanza emotiva e drammaturgica tra indagini di polizia e tensioni familiari. Da qui si alimenta, prendendo inizialmente spunto dal documentario Un crime à Abidjan (1999) di Mosco Boucault, un poliziesco vecchia scuola che mescola a un realismo di fondo i codici e gli stilemi del genere di riferimento. In un impianto classico da detective story, nel quale come accennato trovano spazio anche dinamiche intime e familiari, emerge senza filtri una visione cruda e veritiera della natura totalmente arbitraria delle forze di polizia camerunesi fatta di intimidazioni, torture, retate casuali e corruzione dilagante. Indomptables in tal senso la restituisce senza inganni e illusioni, con un’onestà e una sincerità che non epurano ciò che raffigurano e non fanno sconti al fruitore.
Francesco Del Grosso









