Voltare pagina
Tra le otto opere prime ospitate nel concorso della 18esima edizione di Piccolo Grande Cinema c’è stato spazio anche per quella scritta e diretta da Manoël Dupont dal titolo Before/After (Avant/Aprés), che precedentemente aveva ben figurato al Karlovy Vary Film Festival 2025, aggiudicandosi una menzione speciale nella sezione “Proxima”.
Il prima e dopo del quale parla il regista e attore franco-estone è quello nelle esistenze di Jérémy e Baptiste, due uomini che si incontrano per caso e che si rendono presto conto di avere qualcosa in comune: il desiderio di sentirsi di nuovo bene con se stessi risolvendo il problema della stempiatura da cui entrambi sono afflitti. Il viaggio condiviso a Istanbul per sottoporsi a un trapianto di capelli si trasforma in un’esperienza sorprendentemente intima durante la quale, accanto a nuove chiome, inizia a crescere anche un fragile legame. Il loro, oltre che si trasformazione, è un bisogno di vicinanza e appartenenza, che si trasforma in una relazione amicale prima, forse amorosa poi, fatta di timidi e gentili gesti, piccoli baci e abbracci, priva però di passione ardente. Il tutto resta in tal senso contenuto e addomesticato sentimentalmente e fisicamente, con molta probabilità lasciato volutamente fuoricampo o sottratto alla visione da ellissi di montaggio per mantenere l’ambiguità del legame della coppia. È chiaro che Dupont punta al non detto e al non articolato per lasciare spazio al fruitore. Scelta, questa, interessante da una parte per i motivi di cui sopra, dall’altra meno poiché raggelante emotivamente ed empaticamente per quanto concerne il coinvolgimento dello spettatore.
In entrambi i casi, la suddetta scelta sposta il fuoco e dirotta l’attenzione, non monopolizzandola, su altri aspetti e tematiche affrontati nella pellicola. Ciò che davvero unisce Baptiste e Jérémy diventa di riflesso la lotta per trovare se stessi. Ecco allora che Before/After si veste da road movie metropolitano per raccontare la storia di due solitudini che faranno di tutto per uscire dall’ombra. Per farlo decidono di viaggiare insieme alla volta della capitale turca per tentare di dare una svolta alle rispettive vite, partendo proprio da qualcosa li affligge, ossia la calvizia, che rappresenta un grave problema di identità e sicurezza per la maggior parte degli uomini, ma anche una metafora perfetta per parlare di cambiamento, trasformazione, accettazione, ricerca di sé e di un posto nel mondo. Di conseguenza il trapianto al quale si sottopongono i protagonisti diventano di fatto un pretesto per allargare gli orizzonti drammaturgici, narrativi e contenutistici dell’opera in questione, un’opera che non a caso “gioca” su un riuscito parallelismo tra le vicende dei personaggi e il destino del Paese che li ospita in un momento cruciale per le due parti. Queste sono coinvolte in un processo di cambiamento, creando una simbiosi tra personaggi e contesto. Un contesto, quello politico in cui si svolge la vicenda, che non vienemai perso di vista, anch’esso nel pieno di un tentativo di voltare pagina in quanto a cavallo tra le due tornate elettorali turche del 2023 che porteranno alla riconferma della leadership Recep Tayyip Erdoğan e quindi allo spegnimento delle speranze del popolo e della comunità internazionale circa un vero e proprio cambio di rotta.
Mettere sullo sfondo le elezioni turche è un’altra decisione azzeccatissima da parte dell’autore, che alimenta in maniera esponenziale il realismo sul quale si fonda e punta Before/After. Dupont ha filmato comizi e momenti reali, appoggiandosi a un impianto si di fiction, ma dall’approccio semi-documentaristico con tanto di pedinamento e macchina a mano. Vere sono anche la clinica e autentici sono i dottori che vi operano, con un mix di finzione e verità che dona forma e sostanza a un’opera ibrida, interpretata da non professionisti (i nomi dei personaggi sono gli stessi dei non attori Jérémy Lamblot e Baptiste Leclere) che restituiscono tantissima verità alle performance e alla messa in scena.
Francesco Del Grosso









