Youtopia, la scorciatoia del web
Laura è una donna non più giovanissima, che sta perdendo il controllo. Non ha un lavoro, ha una madre anziana e una figlia a carico, e la sua casa sta per andare all’asta dopo che non ha più potuto pagare il mutuo. Presa dallo sconforto annaspa senza riuscire a focalizzare una soluzione, inebetita forse anche dai continui bicchieri di vodka che le vediamo bere.
Sua figlia, Matilde, ha diciotto anni, un diploma appena preso e una noncuranza altrui che esprime spesso e volentieri con frasi tipo “Non hai notato che negli ultimi mesi non ti chiedo più nulla?“, come se i problemi familiari dovessero gravare esclusivamente sulla madre.
Nel rapporto conflittuale tra madre e figlia, c’è la figura della nonna che parla continuamente di alcuni piccioni che vanno e vengono a loro piacimento.
Esasperata dai debiti, Laura crolla e Matilde, così dal nulla, posa di fronte alla madre alcuni rotoli di banconote, chiedendole se “così la smetterai di fare casini“. La risposta della madre, però, non è quella che ci aspetteremmo, cioè dove una ragazza senza lavoro possa aver trovato tanti soldi. No, la madre dice che non bastano, e così la figlia, mantenendo il tono assurdo della conversazione, spiega a Laura che allora si dovrà spogliare anche lei per mettere assieme i 27 mila euro di debito con la banca.
La madre inorridisce, ma non perché la figlia da sei mesi si spoglia di fronte a dei perfetti estranei, ma perché Matilde l’ha proposto anche a lei. E qui l’assurdità prende il sopravvento.
Matilde vive tutto il suo mondo su internet, oltre a vendersi in spogliarelli online di fronte alla webcam per guadagnare soldi facili, frequenta “LANDING” un gioco di ruolo virtuale nel quale interagisce con Hiro, un ragazzo dall’altra parte del mondo, che le fa da spalla nel gioco e da, quasi, guida spirituale nella realtà, dicendole frasi banali e scontate.
Il regista di Youtopia, Berardo Carboni, vorrebbe venderci la visione di Matilde come quella di molte giovani che, allettate dal guadagnare senza lavorare, trovano diversi tipi di sfruttamento del loro corpo. Viste i più o meno recenti fatti di cronaca sulle baby squillo potremmo dargli anche ragione, ma sulla madre? Come ha fatto Laura a non accorgersi di nulla per tutti quei mesi? Visto, però, che Laura e Matilde ci sono presentate come le vittime, ci deve essere presentato un carnefice: Ernesto.
Ernesto è sulla sessantina, sposato e con un figlio. Assieme alla moglie possiede una farmacia e dalla quotidianità si ritaglia dei momenti tutti suoi, nei quali andare a pescare o a prostitute. Visto che il possedere è il suo forte, ha due ninfette che va a trovare e che per lui creano personaggi assurdi, facendosi comandare a bacchetta. Quella situazione non lo eccita più, e per alcuni imprevisti, deve rinunciare alle due.
Nel mentre, quando si dice la coincidenza, Matilde mette all’asta la sua verginità, per sanare i debiti e tenersi la casa; proprio in quel momento Riccardo, che lavora nella farmacia di Ernesto ha installato sul pc di questi un programma per navigare nel deep web, dove l’annuncio di Matilde a quanto pare spicca, perché Ernesto, da bravo pescatore, si aggrappa all’amo di poter possedere una giovane e illibata fanciulla.
Il film, vietato ai minori di 14 anni, non scandalizza e non fa pensare, perché la storia appare così artificiale da non far provare empatia. Il tema, invece, è attuale e dovrebbe far riflettere: internet è un’enorme risorsa, sia in positivo che in negativo, la differenza è come usarlo e per lo scopo per cui si usa.
Bisognerebbe educare le nuove generazioni all’uso di internet, invece di impostare parental control ovunque. Non si impara solo perché ci sono limiti ovunque.
Il finale strappa un sospiro di sollievo allo spettatore, anche perché finalmente il film si conclude.
Mara Carlesi