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Wildfire

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VOTO: 6.5

Kelly è tornata!

Ci sono film che riescono a toccare corde altrimenti lontane dalla portata e ci riescono grazie alle performance di chi ha lavorato davanti la macchina da presa. È il caso di Wildfire, l’opera prima di Cathy Brady, che dopo l’anteprima mondiale all’ultima edizione del Toronto International Film Festival ha fatto la sua comparta al BFI London Film Festival e poi, almeno virtualmente, nel concorso lungometraggi del 38° Torino Film Festival, laddove abbiamo potuto constatare quanto il contributo attoriale sia stato utile alla causa. Le interpretazioni di Nora-Jane Noone e Nika McGuigan, infatti, rappresentano senza dubbio alcuno il valore aggiunto di un film che, al contrario, non avrebbe avuto lo stesso peso specifico in termini emotivi. Grazie e attraverso di loro la pellicola alza l’asticella, offrendo alla pellicola stessa, a colei che l’ha diretta e allo spettatore di turno, un duetto (ben supportato dal resto del cast nel quale figura tra gli altri il bravissimo Martin McCann) da brividi. Peccato che la McGuigan, deceduta poco dopo la fine della produzione a causa di una grave malattia, non abbia potuto raccogliere gli applausi che una prova come la sua avrebbe meritato.
In Wildfire ha vestito i panni di Kelly, mentre alla Noone è toccato il personaggio di Lauren. Trattasi di due sorelle legatissime, cresciute in una piccola città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e chi la cerca.
Per la precisione ci troviamo al confine – ormai invisibile – tra le due Irlande, in un presente che vede la sorella misteriosamente scomparsa tornare in una terra un tempo divisa e ora alle prese con la Brexit, come ci ricorda il montaggio di filmati d’archivio di bombe, negoziazioni e rilascio di prigionieri, che ne ricostruisce la Storia nei primissimi minuti del film, quelli dedicati al titoli di testa. Qui prende forma e sostanza un dramma nel dramma, quello di una famiglia sconvolta da una perdita che ha segnato in maniera indelebile le esistenze di chi è rimasto. Un dramma domestico che parla di vita e di morte, ma soprattutto di affetti e di legami biologici, quelli con i quali dovranno fare i conti i sopravvissuti.
Le due protagonisti apriranno l’armadio dei ricordi e vi troveranno tutti quei fantasmi del passato con i quali, mentalmente, hanno dovuto convivere per moltissimi anni. Fantasmi che troveranno il modo di esorcizzare, ma non prima di averci combattuto un faccia a faccia lungo e doloroso. Wildfire è la cronaca di questo scontro/incontro, che la cineasta britannica ha raccontato affidandosi principalmente alle emozioni e alle scintille che il duello fisico e dialettico, che negli ultimi intensissimi minuti fanno registrare i momenti più forti. La scrittura in quel frangente acquista quella capacità di compenetrazione e approfondimento che era mancata per gran parte della timeline a causa di ridondanze e passaggi a vuoto, con le due interpreti costrette ai straordinari in più di un’occasione per fare fronte alle debolezze della scrittura.

Francesco Del Grosso

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