Dal tango all’hip hop
Il prossimo weekend a Roma, presso il Nuovo Cinema Aquila, sarà possibile ammirare sul grande schermo le opere selezionate per l’Hip Hop Cinefest 2022. Ma i film sono disponibili anche, già da un po’, sul sito di questa agguerrita e frizzante manifestazione cinematografica. Li potete pertanto scoprire su https://festival.filmocracy.com/hiphopcinefest/ ovvero sulla piattaforma ufficiale. A partire magari da We Resist, il bel documentario realizzato a Buenos Aires dal francese Philipe Bernard e dall’argentino Nico Muñoz.
Con grande passione i due cineasti trascinano lo spettatore in un mondo dove spirito ribelle, forme spontanee di aggregazione giovanile e impegno politico vanno di pari passo. Come del resto qualsiasi altra istanza culturale del grande paese sudamericano, sia la musica rap che le altre variegate componenti di tale movimento accompagnano spesso e volentieri un radicato desiderio di esprimere il pensiero degli ultimi, in una società condizionata per buona parte del Novecento (e volendo anche oggi, seppur con risvolti appena meno traumatici) da un potere politico particolarmente corrotto, oppressivo, spietato.
Il montaggio stesso del film si diverte a giocare tra passato e presente, nei rituali passaggi dal bianco e nero al colore, allorché nel definire un ipotetico “campo e controcampo” le immagini della Buenos Aires del passato, della tradizione, lasciano spazio alle nuove espressioni artistiche, coi corrispettivi stili di vita.
Eppure, c’è un passaggio assai emblematico di We Resist in cui uno degli intervistati traccia l’interessante parallelo tra tango e hip hop, tra la cura artigianale del cosiddetto fileteado e i moderni graffiti, tra maestri di danza e B-Boys, tra il tradizionale payador e un rapper di oggi. Un po’ come se l’impronta collettiva e il richiamo alla resistenza ad oltranza, che avevano sempre caratterizzato certi ambiti della cultura popolare, abbiano finito per contagiare l’universo giovanile catturato nella sua vena artistica più attuale. Con ritmo spigliato si passa così, nelle interviste e nell’esplorazione del vissuto di alcuni artisti, dai precursori della musica hip hop nell’Argentina di qualche decennio fa a qualche giovanissima ballerina di break dance, felicissima magari di potersi confrontare coi propri coetanei viaggiando per l’Europa. E il mosaico di storie che viene a comporsi sullo schermo risulta di ritratto in ritratto più coinvolgente.
Stefano Coccia