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Warriors of the Future

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VOTO: 6,5

Non esiste un piano B

Quando c’è da fare sul serio e alzare l’asticella tecnica la cinematografia hongkonghese (e quella asiatica in generale) non si è mai tirata indietro, al contrario ha sempre provato a spingere e spingersi oltre i propri limiti pur di prova – o quantomeno provarci – a tenere il passo delle superpotenze d’oltreoceano. Il Warriors of the Future di Ng Yuen-fai, presentato in anteprima italiana sugli schermi di Oltre lo specchio 2022 e del Trieste Science+Fiction Festival 2022 a poche settimane dall’uscita su Netflix il 2 dicembre, è la dimostrazione tangibile del lavoro fatto dalla produzione locale e dai suoi esponenti negli ultimi decenni. Il risultato, anche se con qualche sbavatura qua e là, è notevole dal punto di vista della confezione e del livello di spettacolarità che alcune scene riescono a raggiungere sul piano dell’impatto visivo. Del resto l’autore, qui al suo esordio debutto alla regia dopo avere preso il posto di Benny Chan, ha dalla sua una lunghissima esperienza nel campo degli effetti speciali, avendo firmato i VFX di pellicole del calibro di The Warlords, Bodyguards and Assassins e The White Storm. Effetti che in questi come nella sua opera prima rappresentano una componente fondamentale ai fini della riuscita.
Lo spettacolo e l’adrenalina dunque non mancano nemmeno in Warriors of the Future che si affida proprio alla confezione ultra high-tech per catturare l’attenzione dello spettatore di turno, distraendolo dalla scrittura che diversamente rappresenta il tallone d’Achille dell’operazione prodotta da uno degli esponenti più attivi e dei volti più noti dello star system asiatico, ossia Louis Koo. L’attore hongkonghese finanzia di tasca propria e si ritaglia anche il ruolo da protagonista in un fanta-action che chiama a raccolta altri illustri colleghi tra cui Sean Lau, Carina Lau e Nick Cheung. Con la loro complicità e quella degli sceneggiatori Lau Ho Leung e Mak Tin-shu ci teletrasporta nel 2055, anno in cui un meteorite, che porta con sé una vita aliena in rapida crescita chiamata “Pandora”, si schianta su una Terra sterile devastata dall’inquinamento e dal riscaldamento globale. “Pandora” purifica il pianeta ma uccide tutto ciò che incontra. Per proteggere tutti i cittadini della loro città, l’esercito pesantemente corazzato di Hong Kong, armato della mappa genetica della pianta, cerca ma non riesce a distruggere “Pandora” e porta alla luce una cospirazione.
Al netto di una confezione come già detto dall’elevato tasso di spettacolarità, che pur con qualche pecca sulla quale bisogna ancora lavorare (vedi la resa non ancora foto-realistica dei master e delle astronavi), Warriors of the Future riesce comunque ad entusiasmare e a tirare dentro il fruitore con scene dove la cinetica dice pesantemente la sua (vedi le sequenze di combattimento e inseguimento tra l’esercito e i robot che di volta in volta lo fronteggiano). Il problema semmai è alla fonte, rintracciabile come spesso accade in prodotti come questi nello script, che si accomoda purtroppo su una linea narrativa orizzontale fin troppo semplice e prevedibile, che si attiene rigorosamente agli stilemi e ai codici dei generi di riferimento. Anche la flebile componente mistery, legata alla scoperta del responsabile della cospirazione, appare di facile lettura, tanto che non scuote minimamente la timeline e arriva a conferma dei sospetti che sorgono nello spettatore sin dall’inizio.
Ciò che viene offerto è un mix video-ludico nel quale il videogame si mescola con l’anime formato live-action e con film come Edge of Tomorrow, Humandroid e Pacific Rim. In generale si basa, come molti prodotti ad ampio consumo che strizzano l’occhio al mercato globale, sull’intrattenimento a buon mercato dove la forma e l’estetica hanno per forza di cose il sopravvento sui contenuti. Ecco allora che la trama e i personaggi, assolutamente schematici e basilari, sono costretti a piegarsi alle regole d’ingaggio del blockbuster, che sacrifica sull’altare dell’intrattenimento narrazione e drammaturgia. Per fortuna che lo show offerto da Ng Yuen-fai vale quantomeno il prezzo del biglietto.

Francesco Del Grosso

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