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Volti della memoria

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VOTO: 7

Tenere vivo il passato

Volti. Sguardi. Parole. Il gesticolare frenetico delle mani, al pensiero di trascorsi angoscianti. I ricordi di persone che non ci sono più e di luoghi abbandonati da tempo. Questo nostro rifugiarci nella cosiddetta “musica leggera” potrà forse apparire una banalizzazione, rispetto al tema trattato, ma la visione dello struggente Volti della memoria ci ha persino fatto tornare in mente quella vecchia canzone di Luca Carboni che faceva: “Sarà un uomo / stanno già salutando quelli nati senza televisione / Sarà un uomo / stanno finendo quelli che hanno camminato / senza scarpe / e tutti quelli che non hanno capito / cosa vuol dire HI-FI / e tutti quelli che voglion le orchestre / non si fidano dei DJ“.
Sì, perché ciò che “Sarà un uomo” tentatava di esprimere, teneramente e in termini smaccatamente pop, era in fondo un’analoga constatazione che l’esaurirsi progressivo, inesorabile di una generazione corrisponde, per certi versi, al malinconico venire meno di un intero universo. E raccogliere il pensiero di quegli ultimi testimoni acquista perciò un valore straordinario, incommensurabile. Tanto più quando agli sporadici momenti di serenità si sovrappongono, purtroppo, pagine di Storia che hanno lasciato cicatrici profonde e che vorremmo non si ripetessero più. L’esodo di numerose famiglie italiane dall’Istria e da altri territori abitati per secoli, avvenuto al termine della Seconda Guerra Mondiale, appartiene assieme all’ancor più ignobile capitolo delle Foibe a questo genere di memorie.

Lodevole quindi che lunedì 20 febbraio Volti della memoria, documentario firmato da Rodolfo Martinelli Carraresi e da Isabel Russinova (la quale interpreta anche, in scena, alcuni dei passaggi più toccanti di tale diario) sia stato presentato in una sede istituzionale strettamente connessa alla Camera dei Deputati, ovvero la Sala Matteotti di Palazzo Theodoli. Molto pertinenti, assennate e partecipi le parole pronunciate nel corso dell’incontro da Giorgio Silli, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, come pure l’approfondimento storico della Professoressa Donatella Schurzel.
Ora questo appassionato lavoro cinematografico approderà a Trieste (22 febbraio ore 18.00, “Una luce sempre accesa”, Sala Luttazzi del Magazzino26), in un contesto quindi ancora più vicino geograficamente, storicamente e culturalmente ai fatti narrati. L’auspicio, vista l’ostinazione da parte di alcuni nell’associare un becero “negazionismo” alla crudele oggettività di certe tragedie umane, è che sempre più persone possano confrontarsi con un documentario come questo, che all’onestà della ricostruzione storica abbina testimonianze vibranti. Un impatto emotivo forte, costante, si impone nel corso della visione, fino al sentito omaggio musicale, sui titoli di coda, a quella grande artista che è stata Alida Valli, il cui profondo rapporto con le proprie radici è stato ricordato di recente nel documentario Alida di Mimmo Verdesca. In Volti della memoria, reso inoltre spigliato nell’esposizione dal montaggio fluido, sicuro, di Francesco Tellico, una concisa ma necessaria introduzione storico-politica permette allo spettatore di entrare nel cuore di una questione tanto spinosa. Per poi cedere il testimone alle così personali, appassionate reminiscenze di chi quell’esodo lo visse in prima persona: nella fattispecie Erminia Dionis Bernobi, Alvise Bonmarco, Pietro De Vescovi e Vigilio Dussich, i quali ormai anziani ricordano esperienze di vita tra loro anche diverse, in merito a quel trauma, ma ugualmente sentite, drammatiche. Così da ricondurre con naturalezza quel vissuto personale a un’immane tragedia collettiva.

Stefano Coccia

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