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Una relazione passeggera

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Una relazione passeggera
VOTO: 7.5

Si può impedire l’incantesimo?

Sulle note del brano romantico “La Javanaise” cantata da Juliette Greco, partono i titoli di testa di Una relazione passeggera, l’inquadratura è sulle acque leggermente mosse della Senna per poi spostarsi all’interno di un bar tipicamente parigino. Un uomo e una donna si stanno incontrando per la prima volta: lui dimostra insicurezza, evidenzia di non averlo mai fatto prima (riferendosi anche al mentire alla moglie), lei appare più disinvolta. Simon (Vincent Macaigne) è da vent’anni con sua moglie e ripete più volte (forse perché inizialmente spaventato dalla novità): «va tutto così in fretta». Charlotte (Sandrine Kiberlain) «odia la routine, adora l’eccezionale». Scatta una certa sintonia, eppure si raccontano che possono vedersi solo per divertimento, per ‘sesso’; ma si possono davvero controllare i sentimenti?
Il titolo italiano con cui esce il lungometraggio è abbastanza fedele, anche se fa fuori un elemento importante, la ‘cronaca’ (tit. originale Chronique d’une liaison passagère). «L’idea di una cronaca mi piaceva perché propone una progressione drammatica per salti, per ellissi, dove, a ogni appuntamento degli amanti, lo spettatore deve stare attento a dettagli che si sommano sviluppandosi man mano, in cui deve ricostruire con l’immaginazione il ‘mentre’ di questi momenti», ha spiegato Emmanuel Moure (regista e co-sceneggiatore) continuando «La parola ‘liaison’ mi piace molto. Con film così belli come Les Liaisons Dangereuses (Le relazioni pericolose) o Liaison Secrète (Noi due sconosciuti, 1960), mi piaceva l’idea di aggiungere il concetto di effimero, quando comunque una relazione è fugace per definizione, in modo che il titolo suggerisse sin da subito la sfida drammatica del film. In questo modo, lo spettatore sa che i momenti felici legati ai personaggi sono destinati a una fine annunciata. Mi piaceva l’idea che la suspense fosse nel titolo».
I due interpreti principali vestono perfettamente i panni dei loro personaggi, rendendo la vicenda credibile, facendo provare al pubblico momenti ora di dolcezza e spensieratezza, ora di grande riflessione. Certo un rapporto che nasce sotto determinati presupposti punta sul con-tatto e, man mano che il plot si dipana, questo diventerà una spia di qualcosa che volutamente non vi sveliamo. Entrambi scoprono dei lati di sé non ancora indagati ed è questo un altro sintomo che ci suggerisce di come non si possa controllare tutto, ancor più i sentimenti. A proposito di linguaggio Mouret con quest’opera, tramite gli interpreti che lo incarnano e al suo sguardo, ci comunica tanto. «Mi piace l’idea che ai miei personaggi piaccia parlare, tanto quanto fare l’amore. Parlare significa raccontarsi, cercarsi, scoprirsi negli occhi dell’altro (e questo lungometraggio potrebbe far riscoprire questo valore, nda). Quando si ama, si ha voglia di scoprire l’altro e di rivelare noi stessi. È un modo per esporsi e intrecciarsi. Tuttavia, non riusciamo mai a metterci a nudo, vogliamo compiacere, non dire cose offensive. Poiché si trattengono dall’ammettere di amarsi, girano intorno a ciò che cercano di esprimere. Stanno sempre attenti a non rivelare l’essenziale, ovvero parole d’amore…». Di qui il filo sottile del gioco tra romanticismo e momenti di humor e sferzate che i francesi sanno fare benissimo.
Dopo la prima mondiale nella sezione Cannes Premiere al Festival di Cannes 2022 e il passaggio alla 14esima edizione di France Odeon, Una relazione passeggera arriva nei nostri cinema grazie a Movies Inspired.

Maria Lucia Tangorra

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