Le ultimine saranno le prime
Vi sta uno spazio all’interno del festival triestino che, anche in virtù della persona splendida cui è dedicato, abbiamo particolarmente a cuore. In più tale sezione ci regala sempre belle emozioni cinefile: quest’anno, giusto per citare alcune eccellenze, è stata la volta del documentario I tuffatori di Daniele Babbo e della nuova genialata di Rezza e Mastrella, l’irresistibile Samp. È del Premio Corso Salani che stiamo parlando, ovviamente…
Anche se le proposte meritevoli, come si accennava poc’anzi, pure stavolta sono state parecchie, il responso finale di questo 32° Trieste Film Festival lo abbiamo accolto con un pizzico di gioia in più. Il perché lo spiegheremo a breve. Intanto lasciamo spazio al comunicato ufficiale: Il Premio Corso Salani 2021 (€ 4.000), assegnato dalla giuria (Grazia Paganelli, Donatella Palermo, Carlo Michele Schirinzi) al miglior film della sezione e offerto da Trieste Film Festival, Associazione Corso Salani e Vivo film, in collaborazione con RAI 3 – Fuori Orario, va a ULTIMINA di Jacopo Quadri con la seguente motivazione: “Ultimina, con la sua energia e la sua dolcezza si impone subito come narratrice di un passato che si è depositato nei luoghi ruvidi in cui vive. La sua esperienza è quella di un paese intero, i suoi gesti vengono da lontano e si inanellano a fotografie e parole. Lo sguardo di Jacopo Quadri su di lei è sapiente, coinvolgente, attento, delicato e pieno di rispetto, capace di filmarla con delicatezza, trovando in ogni inquadratura e in ogni racconto la giusta distanza e il giusto tono. Un film apparentemente semplice, in realtà intenso e limpido.”
Il Premio Corso Salani si conferma così un concentrato di emozioni e percorsi di vita, un ricettacolo di storie che meritano di essere raccontate. Come quella di Ultimina, che in parte conoscevamo già…
La visione di tale documentario ha difatti riportato alla memoria le inusuali sensazioni che ci avevano accompagnato durante la visione di un altro lavoro firmato da Jacopo Quadri, Lorello e Brunello, proiettato nel corso di quei Parlamenti di Aprile, svoltisi nel 2019 a Ravenna. Di certo in quell’occasione aveva influito la presenza in loco dell’autore. I ricordi di questa sua esperienza cinematografica. Le non sempre facili scelte di ripresa riguardanti l’approccio ai personaggi e all’ambiente. Il quadretto così vivace delle relazioni interpersonali da lui introdotte sullo schermo, dato che la campagna maremmana da lui descritta è una realtà che gli risulta molto famigliare e che gli stessi protagonisti sono, in pratica, i suoi vicini di casa.
Fatto sta che Ultimina potrebbe essere definito scherzosamente (ma non troppo) uno spin-off di Lorello e Brunello: già nel precedente documentario realizzato dal celebre montatore, cui non difetta certo una spiccata sensibilità registica, accanto alle vicende dei protagonisti Lorello e Brunello Biondi, gemelli “diversi” dall’indole rustica e solitaria, avevano fatto capolino due interessanti figure femminili: ovvero l’energica fidanzata rumena di Brunello, Mirella, e poi la mitica Ultimina, anziana del posto che di storie da raccontare ne ha davvero tante. Così numerosi, gli aneddoti in dotazione, da farle meritare un film tutto per sé!
Ma non è soltanto l’ammirevole storytelling bucolico dell’arzilla, indomita vecchietta a stregare lo spettatore. Le sue tostissime esperienze di vita, il modo così peculiare di raccontarle, la forza interiore che l’ha portata a superare ogni prova, il valore testimoniale rispetto a un mondo che non c’è più o che sta scomparendo, vengono a costituire un tutt’uno con l’angolo di Toscana che fa da cornice alle riprese e con quello stesso rapporto confidenziale, creatosi tra l’anziana donna e chi la sta riprendendo. Il risultato è un intenso spaccato esistenziale, dato anche dalla musicalità vernacolare del linguaggio usato dalla protagonista, cui lo spettatore assiste incantato e con qualche brivido sotto la pelle.
Stefano Coccia