E poi dicono che sono disabile!
Daniele Catini, film-maker alquanto prolifico la cui sensibilità trapela da ogni breve racconto cinematografico finora realizzato, al Falvaterra Film Festival è ormai di casa, tant’è che a farci familiarizzare una prima volta con la sua poetica fu proprio la terza edizione della frizzante rassegna diretta da Flavia Coffari; festival che nell’estate 2023 aveva ospitato, tra gli altri, il cortometraggio Giorno zero: un modo intimo, schietto, di accennare ai tanti drammi umani legati alla guerra tra Russia e Ucraina. Facendo il percorso del gambero, dato che il lavoro è precedente, ci eravamo poi confrontati con Le cose non dette, corto ancora più intenso, personale, struggente, ben recitato, che aveva fatto nuovamente capolino al Caffè Letterario di Roma nel corso di “Liberi di essere”, rassegna a tema LGBT.
Ma siccome Daniele Catini come noialtri è parecchio legato, a quanto pare, al Falvaterra Film Festival, lo ha seguito anche nell’inedita versione “on tour” che ha fatto tappa quest’anno a Benevento, andandosi a fondere con un’altra lodevole iniziativa ribattezzata “Il mio amico Massimo”: un omaggio al grande Massimo Troisi a 30 anni dall’uscita del suo ultimo film Il postino e quindi anche dalla sua scomparsa.
Tra le opere in concorso proiettate il 2 giugno in una cornice invero molto suggestiva, come il Museo del Sannio di Benevento, vi era anche Twist, altro cortometraggio realizzato di recente da Daniele Catini. E per chi scrive è stato l’ennesimo amore a prima vista. Per gli stessi motivi, a ben vedere, che ci avevano portato ad apprezzare gli altri suoi corti: la freschezza del linguaggio cinematografico, l’eccellente direzione degli attori, la capacità di accostarsi a temi non facili senza alcuna traccia di retorica o di pietismo, ma facendo emergere al contrario il versante più profondamente umano dei personaggi.
In Twist, prodotto dalla PM Management di Piero Melissano, l’attenzione si focalizza da subito sul rapporto curioso e in continua evoluzione tra i due protagonisti: Luigi, ragazzo disabile dotato di un’acuta sensibilità, al quale una coppia di genitori facoltosi vorrebbe “donare” le prime esperienze erotiche, e la escort da loro ingaggiata, Marianna, giovane donna disinibita ma pronta a farsi parecchi, oltreché legittimi scrupoli, dopo che i primi contatti col figlio di quella coppia assai borghesotta le hanno rivelato una personalità sicuramente più franca e di maggior spessore umano, rispetto alla loro.
Con lo splendido mare di Sicilia sullo sfondo, essendo girato il corto tra Partinico e Terrasini, il racconto si snoda lieve, a ritmo di musica, mettendo in luce sia la sorprendente complicità destinata a crearsi tra Marianna e Luigi, sia le sottili ipocrisie che appesantiscono l’animo dei genitori di lui. Estremamente bravi gli interpreti, con la naturalezza di Luigi Biancoli e il fascino non banale di Ester Vinci a tenere banco. Ma a convincere è in primo luogo l’approccio registico guizzante, colorato e graffiante, come siamo maggiormente abituati a vedere in consimili pellicole iberiche, mostratoci qui dall’autore Daniele Catini, che approccia con lo spirito giusto un tema delicato come il rapporto tra sesso e disabilità; di certo più presente ad altre latitudini, che in un cinema italiano a volte troppo chiuso, ingessato, quasi timoroso di urtare determinati pregiudizi.
Stefano Coccia