Dalla stazione al treno, orrore in movimento
Si dovrebbe scrivere dell’edizione home video di Train to Busan, ma in realtà la versione partorita da Midnight Factory per Koch Media è un vero e proprio mini-cofanetto a due dischi. Un piccola strenna natalizia per gli appassionati dello zombi-movie (anche se il termine, in questo caso, è usato impropriamente, come avremo modo di approfondire) perché contiene anche Seoul Station, sorta di prequel animato delle vicende narrate in Train to Busan. Niente da stupirsi, verrebbe da dire, dato che il regista dei due lavori è il medesimo, cioè l’eclettico sudcoreano classe 1978 Sang-ho Yeon.
Una visione ravvicinata delle due opere consente di tracciare immediatamente alcune analogie e differenze. Il film d’animazione è, ovviamente, più sperimentale e “politico” nel senso romeriano del termine. L’infezione – si intuisce si tratta di un virus ad alto tasso epidemico, che si diffonde rapidamente tramite morsi, visto l’irrefrenabile impulso cannibalico che colpisce le vittime dello stesso – nasce, senza troppe spiegazioni, all’interno della comunità homeless della stazione di Seoul, in un periodo di caldo opprimente. Stupisce quanto il regista – anche sceneggiatore del film – calchi la mano in Seoul Station sulle differenze di classe nella Corea del Sud. Il contagio pare quasi una forma di rivolta popolare nei confronti di una società che dimentica volutamente i propri figli maggiormente sfortunati, abbandonandoli al loro destino in ogni senso possibile e immaginabile. Seoul Station, tra le righe e con tutti i suoi echi carpenteriani – la poetica dell’assedio, fisico e metaforico, la fa da padrone per tutta la durata del lungometraggio – decreta senza pietà alcuna il fallimento del capitalismo come sistema di convivenza sociale. Con il rischio di possibili svolte dittatoriali in chiave militare, come testimoniato dalle insensate azioni dell’esercito verso infetti e sani in fuga. A conferma di tale visione socio-politica il film rende protagonisti personaggi appartenenti ad uno strato sociale basso, come la ragazza in fuga dal suo destino di prostituzione ed altri senza tetto mossi esclusivamente, oltre che dall’istinto di sopravvivenza, dalla rabbia per la loro emarginazione e dal rimpianto. Anche il twist finale sancisce la pietra tombale nei confronti di qualsiasi speranza riposta nei cosiddetti rapporti umani. Seoul Station, girato con la massima libertà creativa (e si nota…) risulta pervaso da un pessimismo in assoluto non riconciliato.
Pur mantenendo alcuni elementi presenti in Seoul Station anche in Train to Busan – quest’ultimo girato in live action -, Sang-ho Yeon vira decisamente verso una dimensione apocalittico-spettacolare. Dopo un prologo di prammatica atto all’introduzione dei personaggi principali – un padre gestore di fondi finanziari sin troppo distratto dal lavoro viene forzato ad accompagnare in treno la figlioletta dalla madre in quel di Busan proprio da Seoul – si parte quasi immediatamente con una diffusione senza freni del virus sul mezzo di trasporto del titolo, che diviene trappola mortale. Ma è l’intero paese, s’intuisce, a cedere sotto il peso di un’epidemia scaturita da una fuga di materiale tossico da una delle fabbriche nate da una sete di guadagno perfettamente speculare alla fame di carne umana che colpisce gli infetti. Panico di massa e tentativi di salvezza personali, con egoismi ed eroismi rilasciati dallo script in egual misura, danno vita a sequenza difficilmente dimenticabili per virtuosismi di una regia tesa a riscrivere visivamente una vera e propria estetica del genere in questione. A compensare una certa prevedibilità nella descrizione manichea di buoni (o comunque personaggi in redenzione nel corso del film) e cattivi, il colpo di genio di Sang-ho Yeon arriva nella parte finale, allorquando Train to Busan ibrida con sopraffina abilità le corde narrative dell’horror-action con quelle del melodramma, riportando l’insieme in una chiave di lettura positivamente umanista quasi del tutto assente in Seoul Station. Train to Busan, senza svelare alcun risvolto di una trama dai numerosi colpi di scena, sfida anche il kitsch per ottenere una genuino e spontaneo sentimento di commozione nei confronti dello spettatore. Una visione di intrattenimento in versione extra-lusso arricchita da emozioni primarie che si alternano senza sosta, ottimamente riprodotte in una versione blu ray dalla notevole resa tecnica. Extra non lunghi ma sfiziosi – making of per entrambi i film – completano l’insieme di un’edizione da acquisto ad occhi chiusi. Appassionati e non ameranno questa preziosa accoppiata di lungometraggi, lontani per stile eppur vicini per tematica, sino all’adorazione.
Daniele De Angelis
Train to Busan, Corea del Sud 2016 Durata: 118′
Seoul Station (animazione), Corea del Sud 2016 Durata: 92′
Regia: Sang-ho Yeon
Cast: Yoo Gong, Yu-mi Jung, Dong-seok Ma, Su-an Kim
Lingue: Train to Busan Italiano 5.1 DTS-HD, Coreano 5.1 DTS-HD
Seoul Station Coreano 5.1 DTS-HD Sottotitoli: Italiano
Formato: Widescreen 16/9 Aspect Ratio 1.85:1 (per entrambi i film)
Extra: Making of, trailer (per entrambi i film)
Distribuzione: Midnight Factory per Koch Media