Home In sala Archivio in sala Tomb Raider

Tomb Raider

140
0
VOTO: 6

Lara Croft e l’ultima crociata

Guarda all’universo videoludico che ne sta alla base piuttosto che alla trasposizione cinematografica con Angelina Jolie, il Tomb Raider di Roar Uthaug con Alicia Vikander.
A ventidue anni di distanza dalla nascita di Lara Croft, dopo due film e una decina di videogiochi dedicati alle sue avventure alla ricerca di tesori e manufatti in giro per il mondo, il cinema si rimpossessa del franchise dell’archeologa e avventuriera inglese dando vita a un reboot sulle sue origini che ricalca appieno (con una trama che segue grossomodo quella del riavvio della serie avvenuto a partire dal 2013) il mondo di quei videogiochi che le hanno dato fama e notorietà. Questa volta, a vestire i panni della (un tempo) procace avventuriera in erba, è una sorprendente, inedita e tenace Alicia Vikander, qui giovane turbolenta e ribelle alle prese con un’ingombrante eredità paterna e con un mistero custodito in una sperduta isola giapponese.
Segue tutte le regole del blockbuster il film che il norvegese Uthaug – un regista che di colossal se ne intende, basti pensare al suo catastrofistico The Wave – mette in scena, saccheggiando a man bassa tanto dall’action più puro (in particolare nella parte centrale del film, la più debole) quanto dal più classico dei film di avventura.
È qui che la storia della giovane Lara entra nel vivo, scontrandosi, però, inevitabilmente con modelli e temi di un passato (cinematografico) ormai mitico e finendo con il citare, un po’ grossolanamente, l’Indiana Jones de L’ultima crociata, senza dimenticare, tra trabocchetti e armi varie, strizzate d’occhio al mondo degli amanti delle console.
Il risultato è un prodotto che del proprio esasperato (sebbene legittimo) senso di déja vu non sa che farsene, perso com’è in una vicenda incapace di dare il giusto spessore a personaggi (il padre interpretato da Dominic West, il cattivo dalle fattezze di un sempre e comunque odioso Walton Goggins), ambienti e situazioni spesso approssimativi, fino a impoverire e svuotare la fascinazione stessa per quel mistero che dovrebbe essere il motore principale dell’intera storia.
Tra stanchi ammiccamenti agli appassionati e modelli usurati, Tomb Raider pare così – al di là dell’indubbia capacità mimetica e interpretativa della sua nervosa interprete – l’ennesima conferma che la forza di Lara Croft e del suo universo avventuroso sia esclusiva prerogativa di quel mondo videoludico che l’ha partorita e che continua, tra una missione rocambolesca e l’altra, a farle abitare una piccola parte del nostro immaginario.

Mattia Caruso

Articolo precedenteUn amore sopra le righe
Articolo successivoMobile Homes

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

9 − otto =