Polvere di sogni
In ogni storia che abbia la lodevole ambizione di mettere in scena personaggi tridimensionali, descrivendoli e raccontandoli, c’è sempre un punto sensibile, una ferita aperta dove la macchina da presa deve, per forza di cose, insinuarsi. Non per sfruttare a fini spettacolari un dolore pregresso; quanto per avvicinare ciò che si è deciso di narrare alla sensibilità del singolo spettatore. Favorendone in tal modo l’empatia.
Questa è la direttiva primaria che da sempre, siano essi cortometraggi o lavori sulla lunga distanza come Sex Cowboys, segue il cinema di Adriano Giotti, fautore di una poetica assieme semplice ma in realtà molto complessa ed originale, poiché provvista di una sensibilità in dote a pochi: quella di saper sottolineare con pochissime inquadrature lo scarto esistente tra la difficile speranza di un futuro migliore e la zavorra di una realtà che presenta notevoli difficoltà. In questo senso questa suo ultimo corto intitolato evocativamente Tik Tok Star non regala un colpo di scena raggelante come nello straordinario Camerieri (2021) ma una storia di vita al pari di tante altre, quasi una sorta di neorealismo trasognante e tuttavia perfettamente ancorato alle aspre regole di sopravvivenza in una società che, volutamente, ha sempre trascurato da tempo immemore coloro che rimangono indietro, magari anche senza colpe specifiche.
Ad Adriano Giotti sono sufficienti quattordici minuti di narrazione per entrare, delicatamente ma con decisione, nel mood di una trama capace di celare drammi esistenziali sottesi. Una bambina bionda inscena in un anonimo cortile un ballo che riprende con il proprio smartphone, La madre la interrompe: entrambe hanno un impegno che incombe. Andare cioè a trovare il compagno di lei e padre della piccola, rinchiuso in carcere a scontare una pena per chissà quale reato. Poi verrà il momento di prendere decisioni difficili.
Non manca, in Tik Tok Star, una sottile critica alla nuova tendenza dell’apparire sui social, quel mostrarsi recitando una parte che forse nemmeno appartiene alla singola persona allo scopo di catturare followers “guardoni”. Trattandosi tuttavia di una bambina di pochi anni il nucleo del discorso viene necessariamente spostato altrove, per l’appunto ad un’ultima spiaggia di evasione da una realtà irta di problematiche difficilmente risolvibili. Tik Tok Star diventa allora la cronaca quasi scientifica di una sconfitta. Non quella di persone le quali fanno del loro meglio per tirare avanti secondo le loro possibilità; quanto quella di un corpo sociale ormai imbastardito dalla superficialità e perciò portato fisiologicamente ad “espellere” chi non risponde a determinati criteri estetici oppure di status elevato. Molto spesso ad entrambe le voci.
Impreziosito dalle efficaci interpretazioni di Natalia Alvarez, Noa Mastrantonio e Simone Bonelli, Tik Tok Star rappresenta dunque l’ulteriore tassello di uno sguardo autoriale in grado di scrutare ogni volta dentro un abisso umano che pare non conoscere la parola fine.
Daniele De Angelis