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The World is Yours

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VOTO: 7

Quei cattivi ragazzi

Chi conosce la produzione di Romain Gavras nel campo dei videoclip, del quale è senza ombra di dubbio tra i più geniali e controversi esponenti degli ultimi anni, saprà a quale livello di inventiva formale possa arrivare e soprattutto quanto politicamente scorretto, feroce e non allineato è in grado di essere per quanto riguarda i contenuti. Mal sopportato da ogni ala dell’establishment, infatti, Gavras è contento di suscitare irritazione in tutto il mondo con i suoi video musicali. Come ci ha abituati con Born Free di M.I.A. o No Church In The Wild di Jay-Z & Kanye West, ogni sua inquadratura è densa e sensuale, distruttiva ed elegante. Un mix che genera una maionese impazzita difficile da digerire, ma che offre allo spettatore uno spettacolo fuori dalla norma tanto nella scrittura tanto nella sua messa in quadro.
Le medesime caratteristiche e lo stesso modus operandi che ritroviamo anche quando decide di mettere da parte momentaneamente il suo primo grande amore per concedere a sé e al pubblico che lo segue delle sortite nel lungometraggio di fiction, capaci anch’essi di lasciare il segno al loro passaggio sullo schermo. Lo ha fatto nel 2010 con l’esordio Our Day Will Come ed è tornato a farlo a otto anni di distanza con The World is Yours, presentato in anteprima italiana al 23° Milano Film Festival dopo la l’anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2018.
Il cineasta greco torna al cinema con un gangster-movie ultra-citazionista che rivela tale natura già dal titolo, nel quale i più attenti e nostalgici potranno riconoscere la scritta che capeggia su un dirigibile che scorre davanti agli occhi del Tony Montana di Scarface in una delle scene del remake di De Palma. Ed è proprio da lì che l’autore parte per dare forma e sostanza alla sua opera seconda che ha come protagonista l’ennesimo signor nessuno chiamato a tentare la scalata ai piani alti della malavita. A intraprenderla François, un piccolo spacciatore, senza carisma e senza soldi. Nonostante viva nella periferia più violenta e faccia un lavoro fuori dalla legge ha sogni piccolo-borghesi: una villetta a schiera, una moglie fedele, un’occupazione da otto ore al giorno. Un giorno vorrebbe aprire in Marocco una franchigia di ghiaccioli. Putin, il capo della banda locale, offre a François di fare un ultimo lavoro sporco in Spagna, in modo da poter fare un po’ di soldi e ritirarsi. Se gli ingredienti sono un ex-suocero paranoico, una madre ludopatica e un paio di ragazzini esaltati le cose non possono andare seguendo i piani.
Su questi basi che non gridano di certo all’originalità del plot ma alla volontaria saturazione, Gavras costruisce il suo personalissimo e divertente (la rapina alla bisca clandestina nel ristorante cinese non si può dimenticare) inno al genere in questione, mescolando senza soluzione di continuità materie prime e derivate che fanno incontrare l’Hawkes e il Walsh dei bei tempi andati con chi le ha geneticamente modificate (Tarantino e De Palma su tutti). Il risultato nelle sue mani non può che essere, come ci ha ampiamente mostrato nel settore dello spot & clip, eclettico, kitsch e al cardiopalma, nella speranza che il basso possa – e ci riesce – andare a braccetto con l’alto. Il ritmo non conosce sosta dal primo all’ultimo fotogramma utile e moltiplica gli sguardi al fine di permettere alla timeline di regalare alla platea di turno un film che non ha alcuna intenzione di prendersi sul serio nel senso buono del termine, dove chi sta dietro dietro la macchina da presa vuole a tutti i costi giocare con se stesso e con lo spettatore, passando attraverso un divertissement che lavora per accumulo sulle immagini, sui suoni, sui dialoghi e sui personaggi. Quest’ultimi affidati ad attori che sanno stare anch’essi al gioco, assecondandone la follia. Su tutti Vincent Cassel e Isabelle Adjani, rispettivamente alle prese con un tossico dal grilletto facile e una madre fuori controllo, maniacale e schiava del vizio del gioco.

Francesco Del Grosso

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