Dove eravamo rimasti?
Correva l’anno 2011 quando Mark Cousins, regista e critico cinematografico nord-irlandese firmava The Story of Film: An Odyssey, un saggio documentaristico che come si evince dal titolo parla della storia della Settima Arte, dalla sua nascita alla fine dell’Ottocento fino agli anni Duemila. Composta da quindici episodi da un’ora circa cadauno, per una durata complessiva di oltre 900 minuti, quest’opera a dir poco monumentale nella forma e nei contenuti ha rappresentato e continuerà ad esserlo un prezioso compendio enciclopedico, oltre che uno studio approfondito, sul cinema e sul suo universo sterminato. A differenza di quello che si potrebbe ipotizzare, ciò che ne ha guidato la realizzazione non è stato uno scopo meramente accademico, informativo e didattico, così come la destinazione non è mai stata a uso e consumo di una platea composta esclusivamente da addetti ai lavori. Il fine ultimo era e continua ad essere quello di regalare allo spettatore, indipendentemente dalla sua formazione e provenienza, un strumento per esplorare a 360° il cinema e i suoi trascorsi, attraverso un viaggio nell’epoche e nelle filmografie dei cineasti più significativi attivi alle diverse latitudini.
Di anni dalla sua produzione ne sono trascorsi dieci, il ché vuol dire che nel frattempo di cose ne sono accadute nella storia della Settima Arte. Motivo per cui Cousins ha pensato di aggiungere due nuovi capitoli alla sua historie du cinéma da 80 minuti cadauno, nel quale esamina le immagini cinematografiche più potenti dell’ultimo decennio. Il modus operandi resta lo stesso dei precedenti, con l’autore che porta sullo schermo con uno sguardo personale un video-saggio che racchiude in un corpus unico il modo di procedere di Jean-Luc Godard nella sua ‘opera video del 1988, Il mio viaggio in Italia del 1999 di Martin Scorsese e la recente docu-serie in sei episodi prodotta da David Fincher per Netflix, Voir.
Nei 160 minuti di The Story of Film: A New Generation, presentato a Cannes 2021 e in anteprima italiana alla 13esima edizione del Bif&st con qualche mese di anticipo rispetto alla distribuzione nelle sale nostrane ad opera di I Wonder Pictures, il critico e regista irlandese torna ad analizzare il presente e il futuro del cinema, sviscerando il cinema mondiale dal 2010 al 2021, a partire da opere chiave di questi anni: da Joker a Frozen, da Parasite a Black Panther, passando per pellicole meno note come ad esempio il gioiellino della cinematografia breve Flame del finlandese Sami van Ingen. L’andare a scandagliare nel sottobosco della produzione planetaria permette al fruitore di turno di scoprire opere altrimenti destinate a rimanere nell’ombra, ma soprattutto di capire come queste possano essere in qualche modo portatrici sane di elementi nuovi o addirittura rivoluzionari in termini di evoluzione del linguaggio. Proprio l’evoluzione del linguaggio cinematografico, il ruolo della tecnologia nel cinema contemporaneo e la rivoluzione industriale e culturale che sta vivendo il cinema, oltre alla riscoperta dei generi e del documentario, sono il baricentro su e intorno al quale ruotano e si sviluppano le argomentazioni portate avanti da Cousins in The Story of Film: A New Generation.
L’autore affronta minuziosamente punto per punto le suddette argomentazioni, usando come lente d’ingrandimento le immagini, i fotogrammi e le scene estrapolate dai film selezionati. Lungo la strada che ci porta diritti agli ultimi travagliati mesi dell’arco temporale preso in esame, segnati da una pandemia che ha messo in discussione tutto e tutti, Cousins coglie l’occasione per tornare sulle innovazioni tecnologiche che hanno cambiato in maniera significativa le regole d’ingaggio sia nel campo della produzione di contenuti audiovisivi che in quello della loro fruizione: dal 3D alla motion capture e alla virtual reality. Poi sposta l’attenzione su cosa ci aspetta nell’era dello streaming e che ruolo le piattaforme avranno da qui ai prossimi anni, ma anche su come siamo cambiati come cinefili e che tipo di trasformazioni assisteremo nel secolo digitale.
La crisi che sta vivendo il settore nel post pandemia sembra avere messo in discussione l’esistenza stessa di questa forma d’arte, ma su una cosa l’autore è certo: la sala deve restare centrale, deve continuare ad essere il luogo prediletto per le visioni e il grande schermo la casa che ospita i film. Ma ne Cousins, tantomeno noi, abbiamo la palla di vetro per leggere il futuro e scoprire quale sia il destino che attende il cinema. Non ci resta che rimanere alla finestra e vivere giorno per giorno, passo dopo passo, frame by frame. Magari tra dieci anni sarà un nuovo capitolo di The Story of Film a raccontarci cosa è successo.
Francesco Del Grosso