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The Souvenir

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VOTO: 7.5

Un grigio vuoto

Nonostante sia una delle registe più interessanti e apprezzate del panorama britannico e non solo, il nome di Joanna Hogg è ancora sconosciuto in Italia. Di fatti, delle quattro pellicole da lei dirette sino a questo momento nessuna è mai approdata nelle sale nostrane, se non nell’ambito di kermesse cinematografiche. Ben venga allora la proiezione alla 24esima edizione del Milano Film Festival della sua ultima fatica dietro la macchina da presa dal titolo The Souvenir, presentata sugli schermi meneghini dopo le apparizioni alla 69esima Berlinale e al Sundance 2019, laddove si è aggiudicata il Gran premio della giuria. Speriamo che proprio la recente proiezione milanese possa in qualche modo smuovere le acque, dando alla pellicola e alla sua autrice una giusta occasione di visione. A maggior ragione se si tratta di una cineasta di assoluto livello che tra l’altro è attualmente impegnata nel montaggio del sequel di The Souvenir. E se si è deciso di dare un seguito al film, anche se a conti fatti l’epilogo sembra chiudere definitivamente il sipario, evidentemente c’è ancora qualche carta in gioco da svelare e al contempo ne dimostra la validità della storia e del prodotto.
Ma facciamo un passo indietro per scoprire in quale mondo e al seguito di chi ci conduce il film. Le lancette dell’orologio ci riportano nella Gran Bretagna degli anni Ottanta, dove Julie, una giovane studentessa di cinema, è al lavoro suo film di diploma. Ad una festa incontra Anthony, un uomo più grande e misterioso: l’incontro segnerà l’inizio della sua prima storia d’amore, in un vortice di eventi che ne metteranno alla prova l’integrità.
Con questo racconto semi-autobiografico, la Hogg mette in scena con gusto naturalistico un dipinto della upper middle class inglese, in un’esplorazione di spazi, paesaggi e relazioni che restituiscono sullo schermo le traiettorie di un percorso di disgregazione. Un tema, questo, centrale nel cinema della regista londinese, che qui va ad abbattersi come uno tsunami sulla vita di una coppia, con tutte le conseguenze del caso. Il tutto mostrato sempre dalla prospettiva di Julie che vede la sua relazione sgretolarsi lentamente e inesorabilmente tra alti e bassi, momenti di felicità e dolorosi strappi. Lo spettatore viene messo sullo stesso piano della protagonista e della comprensione che lei ha di ciò che le sta accadendo. Il che significa che alcune cose resteranno impenetrabili e senza una risposta, tanto che alla fine non sapremo mai se quello di cui è a conoscenza dell’uomo che le sta accanto è tutto vero o totalmente falso. Ciò crea le basi di un romanzo sentimentale dal retrogusto melò e vintage dato dall’epoca e dalla grana delle immagini, con quel pizzico di mistery che alimenta la timeline e tiene lo spettatore sul chi va là.
Ma la vera forza del progetto sta senza dubbio nel lavoro davanti la macchina da presa che sottolinea ancora una volta la bravura nella direzione degli attori da parte della Hogg. In The Souvenir, a differenza delle opere precedenti, la Hogg ha avuto a disposizione un cast di nomi decisamente più altisonanti come Tom Burke, Honor Swinton Byrne e Tilda Swinton, ma il suo contributo alla causa rimane comunque ben evidente. Se i primi due danno vita a una tormentata successione di frammenti amorosi, la Swinton si cala nei panni dell’anziana e invadente madre di Julie con l’efficacia di sempre, entrando dalla panchina tutte le volte che le viene richiesto e alzando e di molto la temperatura emozionale.

Francesco Del Grosso

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