La voce della luna
Tantri e Tantra sono due gemelli, eterozigoti, di 10 anni che vivono in un villaggio in mezzo alle risaie. Tantra, il bambino, si ammala di un male incurabile, un cancro al cervello, e Tantri, la sorellina, si rifugia di riflesso in un mondo immaginario, o presunto tale. Prodotto da Garin Nugroho, il più importante regista indonesiano, The Seen and Unseen è il secondo lungometraggio della regista Kamila Andini, che condivide con il produttore connazionale il senso delle forme tradizionali di rappresentazione balinesi, la danza, il teatro, il teatro delle ombre, gli strumenti musicali e i costumi del folklore, e in generale elementi della cultura del Sud-est asiatico molto simili a quelli del cinema di Apichatpong Weerasethakul, la concezione animista, i simboli della natura, il confronto con la modernità, la scienza, la medicina.
The Seen and Unseen comincia subito con la tragedia, la morte di Tantra, cui poi la narrazione procede in flashback. La sorellina infrange in quel momento un uovo, simbolo evidente del loro legame di fratelli gemelli, anche se eterozigoti, quindi di due cellule uovo diverse. L’uovo è l’elemento simbolico che ricorre nel film insieme a quello della luna, una luna sempre piena, un’immagine poetica coperta dalle nuvole che scorrono. Solo alla fine si riduce a mezzaluna e viene sostituita da un luminoso e abbagliante disco solare, segno di rinascita. Cosa succede quando la luna è piena e cosa succede dopo? È l’interrogativo che pone Tantra a Tantri, l’interrogarsi dei bambini sulla vita e sul cosmo.
In una delle prime sequenze, con la mdp tenuta molto bassa, ad altezza bambino, i due gemellini si siedono e uno dopo l’altro entrano nell’inquadratura. Un momento programmatico per un’opera che si pone dal punto di vista dell’infanzia. Il realismo magico messo in scena da Kamila Andini è un prodotto della mente fertile dei bambini. Sono loro a fare propri gli elementi della tradizione. Il teatro delle ombre realizzato da Tantra con le tendine separatorie del suo letto d’ospedale, la mitologia, i riti. Tantri e Tantra fanno una danza balinese con i costumi tradizionali sul letto dell’ospedale. E lei si traveste da scimmia balinese, quei macachi che popolano e custodiscono i luoghi di culto dell’induismo balinese. E i bambini che popolano le risaie, che si trovano sotto gli alberi, che rotolano di notte sotto la luna piena sono come deità animiste che pervadono tutto, simili a quelle dello shintoismo giapponese. Riti, mitologia, animismo, sciamanesimo appartengono solo al mondo dell’infanzia, sembra suggerire Kamila Andini, mentre a quello degli adulti spetta il sapere pragmatico, la distribuzione dell’acqua tra le risaie, la medicina. È la mano dell’infermiera a lavare via con la spugna le decorazioni rituali dipinte sulla pelle di Tantra. La stessa separazione del bambino dalla casa, dal focolare domestico, che è molto importante nella cultura indonesiana, in favore dell’ospedale asettico (da film di Apichatpong Weerasethaku), è vista dai genitori come un male necessario per le sue cure, che peraltro si riveleranno inutili. In quelle dicotomie tra natura e cultura, tradizione e modernità, rimangono solo i bambini a essere depositari delle prime.
Giampiero Raganelli