Lovecraft Mon Amour
L’edizione 2021 del triestino Science + Fiction ci aveva deliziato proponendoci, grazie ad alcuni cortometraggi, un vero e proprio revival “lovecraftiano”. E anche in questo caso gli esempi più calzanti provengono tutti dalla stessa sezione, Spazio Italia, che nell’annata in questione ci ha dato non poche soddisfazioni.
Se però tale ispirazione appare più velata, volendo eclettica, nell’adolescenziale Mudmonsters di Benedetta De Alessi (in arte O.B. De Alessi), l’omaggio al torvo e geniale autore di Providence risulta di gran lunga più esplicito in The Rise, scritto a quattro mani da Sara Antonicelli e Lorenzo Fassina, che l’ha anche diretto. Il corto di Lorenzo Fassina trae infatti spunto da un racconto di H.P Lovecraft, The Other Gods, ricondotto qui a una cornice psichedelica estremamente funzionale alla narrazione. E di sorprendente pregnanza visiva, soprattutto.
L’impronta lovecraftiana sul grande schermo a volte funziona e a volte no. Lo si può riscontrare anche in produzioni cinematografiche più grandi, blasonate. Il cortometraggio in questione è d’altro canto – e per fortuna – uno straordinario, apprezzabilissimo concentrato di ossessioni ricorrenti così buie e profonde, tensioni mistiche, lampi di disumana crudeltà, squarci metafisici di ineluttabile e raccapricciante potenza.
Nei ripetuti passaggi dal bianco e nero al colore, nell’alternarsi di grane fotografiche diverse, Lorenzo Fassina e la sua crew hanno saputo orchestrare un viaggio psichedelico ricco di sapide suggestioni orrorifiche ed esoteriche, che, grazie anche all’accortezza del montaggio, si chiude come una trappola attorno al protagonista.
Il perennemente inquieto Mel (da incorniciare qui lo sguardo spiritato di Alessandro Melito), infatti, con l’aiuto di una fascinosa ma alquanto sinistra ragazza dai capelli rossi e dalla spiccata propensione per l’occulto (interpretata a sua volta con il giusto magnetismo da Alice Pintus), vorrebbe seguire le orme dei genitori che già si immolarono per andare incontro a quelle misteriose divinità, con le quali si racconta che sulla mistica cima di Hatheg-Kla possa realizzarsi un glorioso destino. Ma ogni lettore di Lovecraft sa bene che avere rapporti con i Grandi Antichi e con altre tenebrose entità sparse nel cosmo significa, il più delle volte, risvegliare forze in grado di portare immane sofferenza e devastazione…
In The Rise la dimensione dell’incubo, il dramma incombente e quel febbrile, ombroso misticismo si affermano dall’inizio alla fine attraverso una cura maniacale dei dettagli, delle atmosfere, di quello stesso appeal visivo che trova contrappunti forti anche nel manifestarsi dell’orrore cosmico, ovvero quando operazioni cinematografiche affini finivano a volte per mostrare la corda. E un valido contributo alla riuscita complessiva del corto lo offre senz’altro la colonna sonora, di notevole impatto. Tale, quindi, da rendere così ancor più solenne e tragica l’ascensione del protagonista, verso un cielo traboccante di foschi presagi.
Stefano Coccia