La nostra musica
The Image You Missed, film vincitore del concorso del Filmmaker Festival 2018, è un dialogo continuo tra due ‘cinemi’, quello del filmmaker Donal Foreman e quello di suo padre Arthur MacCaig, anche lui regista, morto nel 2008, che ha speso la sua carriera a documentare il conflitto nell’Irlanda del Nord con film come The Patriot Game (1979). È un dialogo tra genitore e figlio che avviene attraverso le immagini, quel dialogo che è mancato nella vita e che può perpetuarsi ora attraverso il cinema. The Image You Missed è un campo controcampo tra due generazioni, dove gli ideali della prima vanno incontro alla disillusione della seconda, un montaggio dialettico eisensteiniano tra queste e l’oggetto ossessivo del cinema del padre, vale a dire la condizione dell’Irlanda del Nord. Quell’affettività parentale che non c’è stata, o c’è stata solo in parte, viene sublimata dal cinema, quel conflitto tra privato e pubblico, dove il secondo prende il sopravvento per l’urgenza di filmare quella che di fatto è una guerra, o una guerriglia, a discapito della posizione degli occupanti inglesi che la definiscono semplicemente come “The Troubles”, dei disordini. Un dialogo famigliare che è reciproco, evidente in quel homemovie del padre che rappresenta il figlio bambino con un ciak, che gioca al cinema.
Videotape famigliari, anche realizzati dallo stesso Donal Foreman bambino, footage ritrovato nell’archivio parigino del padre, fotografia, colore e bianco e nero, moviole, pellicola e video per documentari televisivi: The Image You Missed è anche un campionario di formati eterogenei, di definizioni diverse. E assume la struttura di flussi di immagini di repertorio, dai film di MacCaig e da quelli di Foreman o altri registi come Sean Brennan, sempre legati alla causa nordirlandese, di fotografie, e di flussi sonori, letture o materiale audio di repertorio, che possono scorrere parallelamente, non diegeticamente da quelli video. Fare cinema (in originale dice ‘filmmaking’ con tutte le sfumature del caso) non è niente più che le persone che trovano se stesse di fronte alla camera, una frase programmatica, che contiene già il concetto di reciprocità, di cinema del reale che Donal Foreman porta alle estreme conseguenze. Che si concretizza nelle varie foto di Arthur MacCaig che riprendono anche se stesso di riflesso, in uno specchio. E alla fine la stessa frase è ripetuta perfezionandola, “Fare cinema non è niente più che i filmmaker che trovano se stessi nelle reciproche esperienze”.
Anche Donal Foreman finisce per mettersi a servizio della causa nordirlandese, attraverso la rievocazione del padre che vi aveva dedicato tutta la sua vita, e il suo cinema. Così vediamo la sua storica intervista a Gerry Adams, il leader dello Sinn Féin fino ad allora bollato dagli inglesi sbrigativamente come un terrorista. E ancora le riflessioni sulla definizione di terrorista, sul suo relativismo a seconda dei punti di vista, sono affidate da Foreman al lavoro di montaggio, al potere del montaggio, nel momento in cui accosta l’immagine di Arafat con quella di Gesù. Il rapporto passato/presente su cui si costruisce The Image You Missed è ancora un confronto tra le immagini di Belfast, o di Derry (epicentro della rivolta antibritannica), ieri e oggi, tra quelle riprese dal padre e quelle dal figlio. Sono passati ormai più di cento anni da quel 2016, inizio della guerra d’indipendenza irlandese, e su un muro campeggia la scritta “1916 unfinished”. I muri parlano. Con i segni dei proiettili. Con il murales di Che Guevara laddove ora ci sono pubblicità di prodotti digitali e ristoranti cinesi. Le foto di repertorio con i soldati tra i vicoli di Belfast, tra i bambini che giocano spensierati, laddove ora i ragazzi si fanno i selfie. Ce lo spiegava Godard, nel film Notre musique, che evoca altri episodi cruenti della storia recente come il conflitto israelo-palestinese, o l’assedio di Sarajevo, come il campo controcampo sia la nostra musica. Donal Foreman usa questa musica, questo linguaggio, usa il montaggio (si pensi solo alla sequenza di filmati che hanno in comune la pistola). Aggiunge nuove immagini, quelle che il padre si è perso, che generano sempre altre nuove immagini mancanti.
Giampiero Raganelli